Le notizie da me trovate sul sistema athega erano poche, frammentarie ed evidentemente scorrette perchè, non appena usciti dall'iperspazio ci troviamo di fronte ad un sistema con un sole, un paio di giganti gassosi ed un pianetino che sembra adatto alla vita; insomma tutto il contrario dei due ammassi rocciosi che mi aspettavo di trovare.
un rapido controllo alle coordinate spaziali mi basta per capire che non ci sono stati errori, questo è proprio il sistema di athega. Devo proprio ricordarmi di aggiornare le mappe astrali.
Mentre ci avviciniamo al pianeta i sensori ci dicono che non ci sono altre navi nello spazio prossimo e, purtroppo, non rilevano segni di città o astroporti su pianeta; nessuna trasmissione radio.
Stai a vedere che siamo finiti, con una vecchia carretta prossima alla distruzione, su uno dei pochi sistemi privi di tecnologia.
Qui, se non si riesce a riparare la nave potremmo restarci molto ma molto a lungo prima che un altra nave sbuchi da queste parti per portarci via. Ahi ahi.
Ostentando la mia consueta sicurezza mi preparo ad entrare in atmosfera sperando che l'attrito non ci vaporizzi tutti.
Keki, seduto al mio fianco, non emette un verso mentre la nave scricchiola avvolta dal calore generato dall'entrata in atmosfera; probabilmente, come me, invoca mentalmente tutti gli dei protettori che conosce.
Entrati in atmosfera Zahir comincia a scandagliare il pianeta con i sensori e con le comunicazioni individuando un paio di insediamenti e intercettando diverse comunicazioni di cui , però, non capisce nulla.
Inutile, è più forte di me; quando trovo qualcosa di codificato è quasi imperativo per me cercare di violarlo. Per questo fermo la nave a mezzo km di altitudine, lascio i comandi e mi dirigo al posto delle comunicazioni chiedendo a Zahir, senza molta diplomazia, di lasciarmi i comandi delle comunicazioni.
Proprio mentre Zahir si sta alzando dalla sua postazione la nave ha un brutto scossone e, pochi istanti dopo, un boato ci fa sobbalzare tutti. Un missile ci ha colpito! La nave è agli sgoccioli: un altro colpo e siamo spacciati. Corro ai comandi mentre Keki conduce la nave verso la collina: meglio essere più vicini possibile al suolo.Mentre ci avviciniamo al pianeta i sensori ci dicono che non ci sono altre navi nello spazio prossimo e, purtroppo, non rilevano segni di città o astroporti su pianeta; nessuna trasmissione radio.
Stai a vedere che siamo finiti, con una vecchia carretta prossima alla distruzione, su uno dei pochi sistemi privi di tecnologia.
Qui, se non si riesce a riparare la nave potremmo restarci molto ma molto a lungo prima che un altra nave sbuchi da queste parti per portarci via. Ahi ahi.
Ostentando la mia consueta sicurezza mi preparo ad entrare in atmosfera sperando che l'attrito non ci vaporizzi tutti.
Keki, seduto al mio fianco, non emette un verso mentre la nave scricchiola avvolta dal calore generato dall'entrata in atmosfera; probabilmente, come me, invoca mentalmente tutti gli dei protettori che conosce.
Entrati in atmosfera Zahir comincia a scandagliare il pianeta con i sensori e con le comunicazioni individuando un paio di insediamenti e intercettando diverse comunicazioni di cui , però, non capisce nulla.
Inutile, è più forte di me; quando trovo qualcosa di codificato è quasi imperativo per me cercare di violarlo. Per questo fermo la nave a mezzo km di altitudine, lascio i comandi e mi dirigo al posto delle comunicazioni chiedendo a Zahir, senza molta diplomazia, di lasciarmi i comandi delle comunicazioni.
Siamo tutti inquieti; abbiamo indivuduato una piattaforma di atterraggio in mezzo agli alberi ma a Keki prudono i peli del naso (non è un buon segno) mentre Zahir sente che è li che dobbiamo andare: "le carte non mentono!".
Non ci sparano più e, con l'aiuto di keki interfaccio il mio datapad con la consolle delle comunicazioni così da poterlo usare senza lasciare il posto di guida.
Riesco ad ascoltare qualcosa di generico, comunicazioni interpersonali poi provo a lanciare, su frequenze diverse, un messaggio:
"May day, may day. Siamo stati colpiti! non siamo ostili e abbiamo bisogno di aiuto."
Dagli alberi, proprio dove i sensori ci avevano segnalato quello che sembrava essere una piattaforma, parte un razzo di segnalazione e, rotti gli indugi, scendiamo verso la piattaforma.
Mi rilasso e provo a pensare; non ho nessuna fretta di scendere dalla nave, nessuno ci spara più addosso e il boschetto è una buona protezione.
Facciamo il punto:
- speranze di trovare una nave per andarsene: molto scarse.
- speranze di guadagno economico: incerte.
- andarcene con questa nave è impossibile senza prima averla riparata.
Pare proprio che non ce ne andremo di qui per un pò, tanto vale cercare di ambientarsi.
Nik e Keki propongono di andare al villagio e Zahir si unisce; io sono ben contento. vadano pure, io resto a custodire la nave e a raccogliere informazioni.
E così, mentre loro si incamminano nel bosco (dopo aver indossato delle sudicie "maschere" che Keki ha prodotto riciclando un filtro dell'impianto ai aerazione della nave) mi attacco alla consolle delle comunicazioni e mi metto in ascolto.
Capisco quello che in parte immaginavo. Né segni della repubblica né segni dei separatisti. almeno per ora. Nemmeno compagnie commerciali o bancarie.
Scrivo una routine per avere il viva-voce e per continuare a scansire frequenze diverse periodicamente e poi comincio a prepararmi il terreno ad un eventuale, disperato, tentativo di fuga.
Le mani mi sudano: il "quarto di droide" collegato all'iperguida non è riprogrammabile, dovrei provare a sostituire alcuni chip con altri programmati da me e contenenti una nuova rotta;
ma questo è così malridotto che temo mi si spezzi se solo penso ad estrarne un singolo chip;
e averceli poi chip così !
non li fabbricano più da almeno 10 anni. Se sono fortunato, ne trovo qualcuno smontando qualche pannello della nave........ ma se devo adattarne di nuovi mi serve un laboratorio.
Decido, per ora, di non toccare i controlli dell'iperguida; mi limiterò a calcolare una rotta verso un pianeta che abbia almeno uno spazioporto, dove poter trovare un pò di civiltà.
Mi sono appena collegato alle carte memorizzate nel computer della nave e un brivido lento mi scende lungo la schiena quando realizzo che questi dati non vengono aggiornati da parecchio tempo.
Dovrò tener conto dei movimenti di tutte le ombre di massa note, sperare che con ce ne siano di ignote e soprattutto non fare il minimo errore nei calcoli o ci ritroveremmo demolecolarizzati dentro qualche stella o buco nero o pianeta a piacere.
Dovrò mettercela tutta.
Un lungo respiro e di nuovo mi sento avvolgere e calmare da un senso di serenità, proprio mentre indugio sul pensiero che 3 tizi, pressoché sconosciuti, incontrati in circostanze fortuite, si fidano così tanto di me.
Sarà un lavoro lungo, dunque meglio cominciare.
Ricontrollo ogni calcolo sugli spostamenti almeno 3 volte, e credo di aver fatto tutto bene. speriamo.
Quando salvo la rotta sul mio datapad mi rendo conto che, mentre ero alle prese con i complicati calcoli relativi alla massa di una coppia di stelle pulsanti, Keki deve aver chiamato e detto qualcosa.....qualcosa come....ratti! sììì ha gridato proprio "ratti!" e forse c'è stato anche qualche colpo di blaster.
Chissà perché gli danno così fastidio i ratti ? uno grande e peloso come lui dovrebbe farli fuggire a rotta di collo.
Comunque per scrupolo li chiamo; solo per scoprire che stanno bene e che stanno arrivando al villaggio.
Capisco quello che in parte immaginavo. Né segni della repubblica né segni dei separatisti. almeno per ora. Nemmeno compagnie commerciali o bancarie.
Scrivo una routine per avere il viva-voce e per continuare a scansire frequenze diverse periodicamente e poi comincio a prepararmi il terreno ad un eventuale, disperato, tentativo di fuga.
Le mani mi sudano: il "quarto di droide" collegato all'iperguida non è riprogrammabile, dovrei provare a sostituire alcuni chip con altri programmati da me e contenenti una nuova rotta;
ma questo è così malridotto che temo mi si spezzi se solo penso ad estrarne un singolo chip;
e averceli poi chip così !
non li fabbricano più da almeno 10 anni. Se sono fortunato, ne trovo qualcuno smontando qualche pannello della nave........ ma se devo adattarne di nuovi mi serve un laboratorio.
Decido, per ora, di non toccare i controlli dell'iperguida; mi limiterò a calcolare una rotta verso un pianeta che abbia almeno uno spazioporto, dove poter trovare un pò di civiltà.
Mi sono appena collegato alle carte memorizzate nel computer della nave e un brivido lento mi scende lungo la schiena quando realizzo che questi dati non vengono aggiornati da parecchio tempo.
Dovrò tener conto dei movimenti di tutte le ombre di massa note, sperare che con ce ne siano di ignote e soprattutto non fare il minimo errore nei calcoli o ci ritroveremmo demolecolarizzati dentro qualche stella o buco nero o pianeta a piacere.
Dovrò mettercela tutta.
Un lungo respiro e di nuovo mi sento avvolgere e calmare da un senso di serenità, proprio mentre indugio sul pensiero che 3 tizi, pressoché sconosciuti, incontrati in circostanze fortuite, si fidano così tanto di me.
Sarà un lavoro lungo, dunque meglio cominciare.
Ricontrollo ogni calcolo sugli spostamenti almeno 3 volte, e credo di aver fatto tutto bene. speriamo.
Quando salvo la rotta sul mio datapad mi rendo conto che, mentre ero alle prese con i complicati calcoli relativi alla massa di una coppia di stelle pulsanti, Keki deve aver chiamato e detto qualcosa.....qualcosa come....ratti! sììì ha gridato proprio "ratti!" e forse c'è stato anche qualche colpo di blaster.
Chissà perché gli danno così fastidio i ratti ? uno grande e peloso come lui dovrebbe farli fuggire a rotta di collo.
Comunque per scrupolo li chiamo; solo per scoprire che stanno bene e che stanno arrivando al villaggio.
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