Arrivato alla nave e liberatomi dai travestimenti, vedo Zahir, con espressione preoccupata venire verso di me. Ha raccolto informazioni sull'armatura e dalla sua espressione credo che le notizie non siano buone.
Pare che sul pianeta esista una setta, il cui nome si rifà a quello della nave da cui provenivano i primi membri cioè i pochi superstiti di una nave schiantatasi sul pianeta parecchi anni or sono, la Dowager Queen.

Per questi pazzi fanatici il corpo fisico è una prigione della mente; il dolore, le malattie, la fame, la sete, il bisogno di respirare sono solo ostacoli alla piena e completa espressione del pensiero puro. Gli aderenti alla setta, tutti convinti e volontari, compiono un percorso di addestramento il cui obiettivo è quello di arrivare a sbarazzarsi del proprio corpo fisico, obiettivo che pare abbia raggiunto il capo della setta, il cui cervello, operativo e funzionante, ora dipende da una struttura meccanica che ricorda vagamente un grosso ragno, e che gli permette di non provare più quegli stimoli che detestava.
Non c'è da meravigliarsi se il numero di adepti scarseggi.
Pare inoltre che, non avendo comunque raggiunto il nirvana, il capo della setta abbia venduto i servigi dei suoi adepti a Cardulla il quale li ha usati per attaccarci. Le armature, lentamente, favoriscono il processo di spersonalizzazione e non ci sono altre notizie su come toglierle.
Nel frattempo io, che ho solo potuto apprezzare gli aspetti positivi dell'armatura, mi sono convinto che tutto sommato poteva andarmi peggio; probabilmente allontanandosi da questo pianeta e dalla nefasta influenza della setta l'armatura non dovrebbe darmi problemi, spero.
"C'è da vendere il carico." sentenzio, fingendo di ignorare lo sguardo rassegnato di Zahir, probabilmente delusa dal modesto interesse suscitato in me dalle sue ricerche. "Dobbiamo prepararci a lasciare la città." poi mi porto al terminale e pianifico un percorso che mi porti a toccare diversi insediamenti, scelti tra i più recentemente sorti.
Sorge allora il problema dei prigionieri: che farne di loro ?
Zahir, compassionevole, propone di liberarli ma io insorgo con veemenza "Non se ne parla. Ci hanno attaccato, e ci avrebbero ucciso senza problemi. L'unico ricattato era l'umano, il capo, ma lui è morto e non c'è davvero motivo di aver compassione. Cosa credi che faranno, una volta liberi ? Te lo dico io: torneranno alla setta e svolgeranno la prossima missione, uccidendo e saccheggiando per conto di un boss del crimine ! Non possiamo permetterlo. Non c'è un tribunale civile su questo pianeta né una giustizia cui affidarli perciò se proprio dobbiamo liberarli potremmo mozzare loro un dito."
La discussione si scatena e torna fuori anche il discorso degli ostaggi, che avevo evitato di fare prima. Il fatto è che mentre i membri della setta combattevano all'ultimo sangue solo perché fanatici, non così era per il loro capo, l'umano, il quale era stato "convinto" prendendo in ostaggio i suoi due figli; avevo infatti trovato nelle sue tasche, oltre a qualche spicciolo, anche un olo-registrazione di due bambini tenuti legati e sotto tiro. probabilmente da un sicario di Cardulla.
Riesco a convincere Zahir e gli altri che per gli ostaggi non possiamo fare più nulla; difficile che a battaglia conclusa siano ancora ostaggi; hanno perso ogni utilità. Probabilmente Cardulla li ha rilasciati, ma se così non fosse non potrebbe che averli uccisi e, anche in questo caso, non avremmo più niente da fare.
Diverse le opzioni per i prigionieri: si potrebbe semplicemente giustiziarli per il loro atto di pirateria ma questa opzione non piace a nessuno; Io e Keki spingiamo per una mutilazione, una menomazione che faccia capire a tutti cosa si rischia ad ingaggiare battaglia con noi ma Zahir si oppone a tutto questo. L'unica opzione che non contrasta è quella di portarli con noi per poi abbandonarli su qualche pianeta sperduto, lontano da qui.
Non si decide nulla, se non tenerli con noi, per ora, per cui partiamo, verso un insediamento fuori Mos Eisley.

L'entusiasmo commerciale che mi animava durante il breve trasferimento svanisce alla prima tappa quando realizzo di aver a che fare con dei poveracci; la merce è ottima e sono molto interessati ma non hanno soldi a sufficienza per pagarla nemmeno a prezzo di costo. Raccattiamo qualche spicciolo vendendo loro acqua ad un prezzo estremamente vantaggioso. per loro. E al terzo insediamento, dove Keki e Zahir mi costringono a svendere l'acqua, dopo aver colto Keki che, di soppiatto, regalava attrezzi pieno di compassione per la dura vita degli abitanti del luogo, capisco che non c'è ragione di insistere a fare i piazzisti. Ci sono già i Jawa per questo e non è il caso di metterci anche noi.
Ci dirigiamo in città, troviamo un attracco e poi io e Zahir ci mettiamo alla ricerca di un acquirente mentre Keki vedrà quello che si può fare per sistemare il portellone di carico della nave.
Abbiamo sbagliato a voler comprare tecnologia nuova; con la metà dei soldi su Kashyyyk potevamo comprare molta più merce usata, di terza o quarta mano. Sicuramente avremmo venduto meglio. ma tant'è, oramai siamo in ballo e bisogna uscirne. C'è un unico posto in città in grado di comprare in blocco e pagare in crediti e malgrado l'impegno mio e di Zahir spuntiamo un misero guadagno, nemmeno del 50%. Però va bene così, voglio lasciare Tatooine al più presto.
Mentre rientro mi viene l'idea di rivolgermi al capo della setta per poter togliere l'armatura ma poi scarto l'idea per due motivi; il primo è che un simile individuo probabimente non ragiona secono i canoni tradizionali e quindi non so quanto potrebbe collaborare; il secondo è che potrebbe non gradire il fatto che teniamo prigionieri alcuni suoi seguaci e non vorrei che le cose si mettessero male per questo.
Putroppo le notizie che Keki ci da non sono buone: il portellone potrebbe non reggere un viaggio iperspaziale, anzi, a velocità normale le probabilità di una rottura, che avrebbe la conseguenza di polverizzare la nave e tutto quello che contiene, sono piuttosto elevate. SI potrebbe rischiare viaggiando a velocità ridotta, con una serie di brevi salti, ma consultando le mappe stellari ci rendiamo conto che non abbiamo destinazioni utili, dove cioè trovare un cantiere in grado di farci una riparazione come si deve. C'è un unica officina che potrebbe avere le attrezzature per la riparazione e, sfortuna delle sfortune, l'officina è sotto il controllo di Cardulla.
Decidiamo per l'officina, a nessuno di noi piace l'idea di finire in atomi sparsi per l'universo a velocità sub-luce e, dopo averla contattata, decolliamo; si trova alla periferia della città e dispone di quattro piattaforme di atterraggio; è insolitamente protetta per essere un officina perché tutto l'edificio e le piattaforme sono protette da uno scudo energetico e una torretta blaster spunta dal tetto più alto dell'edificio principale. Atterriamo senza problemi e vengo accolto dal capocantiere che, dopo aver valutato i danni, ci chiede 5 mila crediti per la riparazione.
Non è da me accettare il primo prezzo che mi viene offerto e così comincio a contrattare uno sconto; tira e molla lo faccio scendere di 500, poi gli offro uno scambio in merce. Mi diverto così tanto in queste cose che divento imprudente e quando lui mi dice che non ha sufficiente autorità per autorizzare lo scambio lo invito a farmi parlare con chi ne ha l'autorità, dimenticandomi che non può essere che Cardulla.
Il danno è fatto, Cardulla, contattato via comlink, ci "invita" a discuterne a casa sua dove ci offrirà la cena.
Replico che ho una certa fretta e mi dico disponibile a pagare in crediti la cifra pattuita ma oramai la frittata è fatta. Cardulla ci vuole conoscere. di persona.
"Si può accettare" - dico io "sono curioso di conoscerlo questo Cardulla."
"Possiamo fare i gentili e prendere tempo, ma non accetteremo proposte men che oneste." risponde Zahir.
Il capo officina, che ha Cardulla in linea, dice che è già pronto uno speeder per portarci al palazzo e ci fa capire che non è saggio rifiutare l'invito. Gli dico di chiudere la comunicazione e ci ritiriamo sulla nave per un consulto.
Faccio presente a Zahir che è piuttosto utopistico pensare di andarsene dal palazzo di Cardulla senza accettare le sue proposte. Qualunque esse siano. Abbiamo già visto come Cardulla pretenda di essere accontentato in ogni modo. A quel punto decidiamo di andarcene, senza chiedere il permesso, e attiviamo i motori.
Ci accorgiamo dopo che gli scudi dell'officina sono alzati, a quel punto, messa la nave in stallo scendo, con un fucile in mano e mi dirigo verso il capo officina.
"Dobbiamo fare un breve test di volo. disattiva gli scudi."
lui è visibilmente imbarazzato
"Ma Cardulla ha detto che dovete andare da lui, lo spider è per voi è già pronto...."
"Ma noi DOBBIAMO fare un test di volo; non siamo mica sotto sequestro vero? Disattiva questo scudo e questo fucile è tuo, se invece non lo farai mi considererò sequestrato ed allora potrei decidere di usarlo. contro di te."
il tizio è evidentemente in preda alle sue emozioni, tentenna e chiede tempo, poi si dirige veloce verso l'edificio. Io mi giro verso la nave, sono tutto ai loro posti e vedo Nik già in torretta che mi tiene d'occhio, faccio un cenno per tranquillizzarli.
Pochi minuti dopo il tizio torna, timoroso.
"Non sono io che controllo gli scudi, ne ho parlato al mio collega che li manovra" - dice indicandomi un alieno che guarda da una finestra - "che vorrebbe qualcosa anche lui; Cardulla non la prenderà bene, questo è certo."
Gli porgo oltre al fucile una pistola e dopo un rapido scambio di cenni l'affare è chiuso e salgo velocemente sulla nave.
Lo scudo energetico viene disattivato e decolliamo rapidamente ma dalla torretta parte un colpo mentre la radio gracchia
"decollo non autorizzato, atterrate immediatamente. decollo non autorizzato"
mi siedo alle comunicazioni mentre Nik, con un colpo ben piazzato, mette fuori uso la torretta e Zahir ci avverte che due caccia si stanno alzando per intercettarci. Sono caccia atmosferici e non dovrebbe essere un problema lasciarceli indietro ma un improvviso scossone mi ricorda che la nostra nave ha il portellone rotto e potrebbe darci problemi.
Io mi occupo di disturbare le comunicazioni, inserendo ogni tanto un messaggio "Aiuto, siamo attaccati da pirati che ci vogliono sequestrare la nave. aiuto." mentre Nik cerca di dissuadere gli inseguitori dalla torretta.
Appena usciamo dall'atmosfera gli inseguitori ci lasciano ma gli allarmi a bordo ci segnalano una perdita dallo scafo; evidentemente, nella breve fuga, l'attrito con l'atmosfera ha danneggiato ulteriormente il portellone.
Ora non si va più da nessuna parte senza una riparazione e dunque decidiamo di atterrare in uno degli insediamenti fuori città; rientriamo cautamente in atmosfera, e cominciamo a sorvolare il paneta, in cerca di un posto dove cercheremo di saldare il portellone quanto basta a permetterci un lento ma sicuro viaggio iperspaziale. Mentre sorvoliamo il deserto, notiamo uno strano veicolo muoversi tra le sabbie; un breve consulto al database della nave ed è chiaro che si tratta di una colonia Java che si sposta con questi massicci veicoli chiamati Sandcrawlers.

Atterriamo vicino a loro che, dopo un iniziale e legittima perplessità, si convincono che siamo solo clienti e, con entusiasmo, mostrano tutta la loro mercanzia.
Contratto con loro, sono l'unico che parla il Bocce, linguaggio commerciale per eccellenza e nessuno di noi parla o capisce il Jawese. L'unico problema è che non hanno il benché minimo interesse per i crediti per cui dopo una lunga contrattazione troviamo l'accordo: loro ci vendono tutto quello che ci serve ad aggiustare il portellone (roba usata ma che Keki giudica buona) ed anche un droide protocollare ed io gli rifilo acqua, dei pezzi di ricambio vari tre fucili ed una pistola blaster. siamo tutti contenti dell'affare. Dopodiché loro ripartono rumorosamente e noi cominciamo ad aggiustare la nave.
I lavori procedono a rilento, caldo e sabbia ci costringono a fare con calma e a turni quando i sensori ci avvertono che si sta avvicinando una tempesta di sabbia lavoriamo fino all'ultimo, poi ci ripariamo nella nave in attesa che passi, io accendo i motori ed i repulsori al minimo in questo modo eviteremo che la sabbia ci seppelisca e si accumuli troppo.
Passano alcune, interminabili ore; Nik e Zahir sono in trance mentre io cerco, senza riuscirci, di sonnecchiare, poi quando è oramai buio, la tempesta si placa. Un piccolo movimento della nave per scrollare la sabbia accumulata poi spengo tutto, accendo i riflettori e si ricomincia a lavorare. Ci va praticamente tutta la notte, salvo una breve interruzione

quando una bestia affamata ha tentato di pasteggiare con Zahir, poi, saldato accuratamente il portellone e ripuliti dalla sabbia sia i cannoni che le antenne dei sensori siamo pronti a partire. Consultiamo le mappe e decidiamo: destinazione Alderaan.
Alla prima tappa, una stazione sperduta su un asteroide minerario lasciamo i prigionieri; li ho affidati al capo dei minatori, cui ho lasciato una discreta mancia, pregandolo di farli lavorare un paio di mesi prima di rilasciarli. "Sono stati condannati ai lavori forzati qui" ho detto lui e dopo la mancia non ho avuto bisogno di spiegare alcunché. "Ci penso io capo, stia tranquillo."
Un altro salto e sbucheremo ad Alderaan.
bonus beat:
Pare che sul pianeta esista una setta, il cui nome si rifà a quello della nave da cui provenivano i primi membri cioè i pochi superstiti di una nave schiantatasi sul pianeta parecchi anni or sono, la Dowager Queen.

Per questi pazzi fanatici il corpo fisico è una prigione della mente; il dolore, le malattie, la fame, la sete, il bisogno di respirare sono solo ostacoli alla piena e completa espressione del pensiero puro. Gli aderenti alla setta, tutti convinti e volontari, compiono un percorso di addestramento il cui obiettivo è quello di arrivare a sbarazzarsi del proprio corpo fisico, obiettivo che pare abbia raggiunto il capo della setta, il cui cervello, operativo e funzionante, ora dipende da una struttura meccanica che ricorda vagamente un grosso ragno, e che gli permette di non provare più quegli stimoli che detestava.
Non c'è da meravigliarsi se il numero di adepti scarseggi.
Pare inoltre che, non avendo comunque raggiunto il nirvana, il capo della setta abbia venduto i servigi dei suoi adepti a Cardulla il quale li ha usati per attaccarci. Le armature, lentamente, favoriscono il processo di spersonalizzazione e non ci sono altre notizie su come toglierle.
Nel frattempo io, che ho solo potuto apprezzare gli aspetti positivi dell'armatura, mi sono convinto che tutto sommato poteva andarmi peggio; probabilmente allontanandosi da questo pianeta e dalla nefasta influenza della setta l'armatura non dovrebbe darmi problemi, spero.
"C'è da vendere il carico." sentenzio, fingendo di ignorare lo sguardo rassegnato di Zahir, probabilmente delusa dal modesto interesse suscitato in me dalle sue ricerche. "Dobbiamo prepararci a lasciare la città." poi mi porto al terminale e pianifico un percorso che mi porti a toccare diversi insediamenti, scelti tra i più recentemente sorti.
Sorge allora il problema dei prigionieri: che farne di loro ?
Zahir, compassionevole, propone di liberarli ma io insorgo con veemenza "Non se ne parla. Ci hanno attaccato, e ci avrebbero ucciso senza problemi. L'unico ricattato era l'umano, il capo, ma lui è morto e non c'è davvero motivo di aver compassione. Cosa credi che faranno, una volta liberi ? Te lo dico io: torneranno alla setta e svolgeranno la prossima missione, uccidendo e saccheggiando per conto di un boss del crimine ! Non possiamo permetterlo. Non c'è un tribunale civile su questo pianeta né una giustizia cui affidarli perciò se proprio dobbiamo liberarli potremmo mozzare loro un dito."
La discussione si scatena e torna fuori anche il discorso degli ostaggi, che avevo evitato di fare prima. Il fatto è che mentre i membri della setta combattevano all'ultimo sangue solo perché fanatici, non così era per il loro capo, l'umano, il quale era stato "convinto" prendendo in ostaggio i suoi due figli; avevo infatti trovato nelle sue tasche, oltre a qualche spicciolo, anche un olo-registrazione di due bambini tenuti legati e sotto tiro. probabilmente da un sicario di Cardulla.
Riesco a convincere Zahir e gli altri che per gli ostaggi non possiamo fare più nulla; difficile che a battaglia conclusa siano ancora ostaggi; hanno perso ogni utilità. Probabilmente Cardulla li ha rilasciati, ma se così non fosse non potrebbe che averli uccisi e, anche in questo caso, non avremmo più niente da fare.
Diverse le opzioni per i prigionieri: si potrebbe semplicemente giustiziarli per il loro atto di pirateria ma questa opzione non piace a nessuno; Io e Keki spingiamo per una mutilazione, una menomazione che faccia capire a tutti cosa si rischia ad ingaggiare battaglia con noi ma Zahir si oppone a tutto questo. L'unica opzione che non contrasta è quella di portarli con noi per poi abbandonarli su qualche pianeta sperduto, lontano da qui.
Non si decide nulla, se non tenerli con noi, per ora, per cui partiamo, verso un insediamento fuori Mos Eisley.
L'entusiasmo commerciale che mi animava durante il breve trasferimento svanisce alla prima tappa quando realizzo di aver a che fare con dei poveracci; la merce è ottima e sono molto interessati ma non hanno soldi a sufficienza per pagarla nemmeno a prezzo di costo. Raccattiamo qualche spicciolo vendendo loro acqua ad un prezzo estremamente vantaggioso. per loro. E al terzo insediamento, dove Keki e Zahir mi costringono a svendere l'acqua, dopo aver colto Keki che, di soppiatto, regalava attrezzi pieno di compassione per la dura vita degli abitanti del luogo, capisco che non c'è ragione di insistere a fare i piazzisti. Ci sono già i Jawa per questo e non è il caso di metterci anche noi.
Ci dirigiamo in città, troviamo un attracco e poi io e Zahir ci mettiamo alla ricerca di un acquirente mentre Keki vedrà quello che si può fare per sistemare il portellone di carico della nave.
Abbiamo sbagliato a voler comprare tecnologia nuova; con la metà dei soldi su Kashyyyk potevamo comprare molta più merce usata, di terza o quarta mano. Sicuramente avremmo venduto meglio. ma tant'è, oramai siamo in ballo e bisogna uscirne. C'è un unico posto in città in grado di comprare in blocco e pagare in crediti e malgrado l'impegno mio e di Zahir spuntiamo un misero guadagno, nemmeno del 50%. Però va bene così, voglio lasciare Tatooine al più presto.
Mentre rientro mi viene l'idea di rivolgermi al capo della setta per poter togliere l'armatura ma poi scarto l'idea per due motivi; il primo è che un simile individuo probabimente non ragiona secono i canoni tradizionali e quindi non so quanto potrebbe collaborare; il secondo è che potrebbe non gradire il fatto che teniamo prigionieri alcuni suoi seguaci e non vorrei che le cose si mettessero male per questo.
Putroppo le notizie che Keki ci da non sono buone: il portellone potrebbe non reggere un viaggio iperspaziale, anzi, a velocità normale le probabilità di una rottura, che avrebbe la conseguenza di polverizzare la nave e tutto quello che contiene, sono piuttosto elevate. SI potrebbe rischiare viaggiando a velocità ridotta, con una serie di brevi salti, ma consultando le mappe stellari ci rendiamo conto che non abbiamo destinazioni utili, dove cioè trovare un cantiere in grado di farci una riparazione come si deve. C'è un unica officina che potrebbe avere le attrezzature per la riparazione e, sfortuna delle sfortune, l'officina è sotto il controllo di Cardulla.
Decidiamo per l'officina, a nessuno di noi piace l'idea di finire in atomi sparsi per l'universo a velocità sub-luce e, dopo averla contattata, decolliamo; si trova alla periferia della città e dispone di quattro piattaforme di atterraggio; è insolitamente protetta per essere un officina perché tutto l'edificio e le piattaforme sono protette da uno scudo energetico e una torretta blaster spunta dal tetto più alto dell'edificio principale. Atterriamo senza problemi e vengo accolto dal capocantiere che, dopo aver valutato i danni, ci chiede 5 mila crediti per la riparazione.
Non è da me accettare il primo prezzo che mi viene offerto e così comincio a contrattare uno sconto; tira e molla lo faccio scendere di 500, poi gli offro uno scambio in merce. Mi diverto così tanto in queste cose che divento imprudente e quando lui mi dice che non ha sufficiente autorità per autorizzare lo scambio lo invito a farmi parlare con chi ne ha l'autorità, dimenticandomi che non può essere che Cardulla.
Il danno è fatto, Cardulla, contattato via comlink, ci "invita" a discuterne a casa sua dove ci offrirà la cena.
Replico che ho una certa fretta e mi dico disponibile a pagare in crediti la cifra pattuita ma oramai la frittata è fatta. Cardulla ci vuole conoscere. di persona.
"Si può accettare" - dico io "sono curioso di conoscerlo questo Cardulla."
"Possiamo fare i gentili e prendere tempo, ma non accetteremo proposte men che oneste." risponde Zahir.
Il capo officina, che ha Cardulla in linea, dice che è già pronto uno speeder per portarci al palazzo e ci fa capire che non è saggio rifiutare l'invito. Gli dico di chiudere la comunicazione e ci ritiriamo sulla nave per un consulto.
Faccio presente a Zahir che è piuttosto utopistico pensare di andarsene dal palazzo di Cardulla senza accettare le sue proposte. Qualunque esse siano. Abbiamo già visto come Cardulla pretenda di essere accontentato in ogni modo. A quel punto decidiamo di andarcene, senza chiedere il permesso, e attiviamo i motori.
Ci accorgiamo dopo che gli scudi dell'officina sono alzati, a quel punto, messa la nave in stallo scendo, con un fucile in mano e mi dirigo verso il capo officina.
"Dobbiamo fare un breve test di volo. disattiva gli scudi."
lui è visibilmente imbarazzato
"Ma Cardulla ha detto che dovete andare da lui, lo spider è per voi è già pronto...."
"Ma noi DOBBIAMO fare un test di volo; non siamo mica sotto sequestro vero? Disattiva questo scudo e questo fucile è tuo, se invece non lo farai mi considererò sequestrato ed allora potrei decidere di usarlo. contro di te."
il tizio è evidentemente in preda alle sue emozioni, tentenna e chiede tempo, poi si dirige veloce verso l'edificio. Io mi giro verso la nave, sono tutto ai loro posti e vedo Nik già in torretta che mi tiene d'occhio, faccio un cenno per tranquillizzarli.
Pochi minuti dopo il tizio torna, timoroso.
"Non sono io che controllo gli scudi, ne ho parlato al mio collega che li manovra" - dice indicandomi un alieno che guarda da una finestra - "che vorrebbe qualcosa anche lui; Cardulla non la prenderà bene, questo è certo."
Gli porgo oltre al fucile una pistola e dopo un rapido scambio di cenni l'affare è chiuso e salgo velocemente sulla nave.
Lo scudo energetico viene disattivato e decolliamo rapidamente ma dalla torretta parte un colpo mentre la radio gracchia
"decollo non autorizzato, atterrate immediatamente. decollo non autorizzato"
mi siedo alle comunicazioni mentre Nik, con un colpo ben piazzato, mette fuori uso la torretta e Zahir ci avverte che due caccia si stanno alzando per intercettarci. Sono caccia atmosferici e non dovrebbe essere un problema lasciarceli indietro ma un improvviso scossone mi ricorda che la nostra nave ha il portellone rotto e potrebbe darci problemi.
Io mi occupo di disturbare le comunicazioni, inserendo ogni tanto un messaggio "Aiuto, siamo attaccati da pirati che ci vogliono sequestrare la nave. aiuto." mentre Nik cerca di dissuadere gli inseguitori dalla torretta.
Appena usciamo dall'atmosfera gli inseguitori ci lasciano ma gli allarmi a bordo ci segnalano una perdita dallo scafo; evidentemente, nella breve fuga, l'attrito con l'atmosfera ha danneggiato ulteriormente il portellone.
Ora non si va più da nessuna parte senza una riparazione e dunque decidiamo di atterrare in uno degli insediamenti fuori città; rientriamo cautamente in atmosfera, e cominciamo a sorvolare il paneta, in cerca di un posto dove cercheremo di saldare il portellone quanto basta a permetterci un lento ma sicuro viaggio iperspaziale. Mentre sorvoliamo il deserto, notiamo uno strano veicolo muoversi tra le sabbie; un breve consulto al database della nave ed è chiaro che si tratta di una colonia Java che si sposta con questi massicci veicoli chiamati Sandcrawlers.
Atterriamo vicino a loro che, dopo un iniziale e legittima perplessità, si convincono che siamo solo clienti e, con entusiasmo, mostrano tutta la loro mercanzia.
Contratto con loro, sono l'unico che parla il Bocce, linguaggio commerciale per eccellenza e nessuno di noi parla o capisce il Jawese. L'unico problema è che non hanno il benché minimo interesse per i crediti per cui dopo una lunga contrattazione troviamo l'accordo: loro ci vendono tutto quello che ci serve ad aggiustare il portellone (roba usata ma che Keki giudica buona) ed anche un droide protocollare ed io gli rifilo acqua, dei pezzi di ricambio vari tre fucili ed una pistola blaster. siamo tutti contenti dell'affare. Dopodiché loro ripartono rumorosamente e noi cominciamo ad aggiustare la nave.
Passano alcune, interminabili ore; Nik e Zahir sono in trance mentre io cerco, senza riuscirci, di sonnecchiare, poi quando è oramai buio, la tempesta si placa. Un piccolo movimento della nave per scrollare la sabbia accumulata poi spengo tutto, accendo i riflettori e si ricomincia a lavorare. Ci va praticamente tutta la notte, salvo una breve interruzione
quando una bestia affamata ha tentato di pasteggiare con Zahir, poi, saldato accuratamente il portellone e ripuliti dalla sabbia sia i cannoni che le antenne dei sensori siamo pronti a partire. Consultiamo le mappe e decidiamo: destinazione Alderaan.
Alla prima tappa, una stazione sperduta su un asteroide minerario lasciamo i prigionieri; li ho affidati al capo dei minatori, cui ho lasciato una discreta mancia, pregandolo di farli lavorare un paio di mesi prima di rilasciarli. "Sono stati condannati ai lavori forzati qui" ho detto lui e dopo la mancia non ho avuto bisogno di spiegare alcunché. "Ci penso io capo, stia tranquillo."
Un altro salto e sbucheremo ad Alderaan.
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