venerdì 2 dicembre 2011

Capitolo 1

La mia passione per i giochi di ruolo incuriosisce sempre più i figli che, dopo ogni giocata, vogliono dettagliati resoconti dell'accaduto; ragion per cui ho deciso di pubblicare le cronache di ciascuna giocata. A loro consumo e a futura memoria.
La campagna appena iniziata è basata su Star Wars e quello che segue è il racconto fatto in prima persona dal personaggio che interpreto:

Nasco 24 anni or sono, sul pianeta Neimoidia; la mia famiglia si era da poco trasferita lì a causa di alcune calunnie circolate su mio padre nella città di Tayana, sul pianeta Duro.
Poverino, pensava che non l'avrebbero trovato su un pianeta sotto il controllo della federazione dei mercanti.
Non avevo ancora 6 anni quando sparì lasciando a mamma 4 bocche da sfamare, una casa in affitto ed uno spider.
In 9 anni mamma ha cambiato 7 pianeti e 11 lavori mentre io, che riuscivo bene a scuola, mi guadagnavo qualcosa aiutando i miei compagni durante gli esami.
Non ero uno sportivo e le ragazze non mi filavano; fu facile per lei, con qualche moina, convincermi a svelare il mio segreto ma non avrei mai creduto che potesse denunciarmi. La stupida! Le avevo mostrato il cavo che, di nascosto, ero riuscito a collegare al sistema dedicato ai docenti; mi bastava collegare il datapad e violare quei banali sistemi di cifratura per conoscere in anticipo i test e ritoccare qualche votazione per questo o quel cliente.
Le avrei fatto passare l'esame finale col massimo dei voti per un suo bacio. No! mi denunciò e mi avrebbero espulso se non fossi fuggito dopo aver fritto la memoria centrale del computer della scuola per vendicarmi.
Non dissi niente a mamma, aveva un buon lavoro e non volevo che lo lasciasse, ma giurai a me stesso che nessuna donna mi avrebbe mai più messo in questa condizione.
Quasi non ricordo più il mio vero nome, Ana Koonda; ho cambiato diversi pianeti, sfruttando le mie doti informatiche per vivere ed ho capito che un nome falso è un ottima cosa, soprattutto se devi andartene in fretta.
Per un pò tutto filava a meraviglia poi è scoppiata la guerra.  Questa maledetta guerra.
Molte città e pianeti sono invivibili, le strade sono pericolose e si rischia sempre di battersi per un nonnulla; poi qualche mese fa ho incontrato Kekeka, uno Wookiee che si è dimostrato gentile e senza pregiudizi.
Kekeka
Io parlo la sua lingua e questo gli fa piacere mentre io mi sento molto ma molto più sicuro viaggiando al suo fianco.
Ed è proprio durante l'ultimo di questi viaggi che è successo tutto il casino che vi voglio raccontare.



Non ricordo nemmeno il nome di questa fetida stazione piena di centinaia e centinaia di cenciosi profughi; non c'è nemmeno un terminale bancario pubblico funzionante. Stavo pensando a come procuraci un buon imbarco quando l'attacco dei droidi è cominciato: caos, rumore, panico, gente che fugge; io e Keki ci stiamo dirigendo agli imbarchi quando, proprio nel nostro tunnel, piomba una navetta automatica che inizia a vomitare droidi.
i droidi che ci hanno attaccatoi droidi che ci hanno attaccatoi droidi che ci hanno attaccatoi droidi che ci hanno attaccato
Keki è un pò impulsivo e, invece di andarsene, ha cominciato a menare le mani; per fortuna è saltato fuori umano, che, dopo aver estratto dal suo lungo soprabito un fucile blaster, ha fatto piazza pulita dei droidi e della navetta.
La stazione però è ancora sotto attacco e molte navi hanno già lasciato gli imbarchi per cui ci mettiamo a correre, seguiti dall'umano e da una femmina Zabrak dallo sguardo magnetico.
C'è un grosso cargo pieno di profughi che evito, dirigendomi verso un hangar privato: meglio una nave piccola che possiamo dirigere dove vogliamo, tanto a quest'ora al suo proprietario non serve più.

Eccomi al lavoro sulla serratura dell'hangar, una serratura semplice; eppure le mani mi sudano e mi sembra di metterci un eternità, distratto dai colpi di blaster, dalle esplosioni e dalle urla di Keki  che è corso dietro alla femmina zabrak fino all'imbarco del cargo.

Finalmente, grazie al mio prezioso kit, riesco ad aprire il portello dell'hangar e ci precipitiamo dentro verso la navetta e, spero, la fuga.

ah, dimenticavo...il mio nome è Root Amaat (per ora).

giovedì 1 dicembre 2011

Capitolo 2

...Dopo aver forzato la porta dell'hangar mi sono precipitato sulla nave, un trasporto di classe dynamic che ha sicuramente conosciuto giorni migliori. La fretta di lasciare la stazione sotto attacco non mi lascia il tempo per valutare accuratamente le vistose tracce di invecchiamento sullo scafo, mi precipito al posto di guida, seguito dagli altri, sperando che ciascuno di loro sappia bene cosa fare.

Il logoro sedile ed i sistemi alquanto "personalizzati" dalle molte riparazioni mi fanno sorgere più di un timore ma cerco di non darlo a vedere e faccio alzare il "pezzo di ferraglia" proprio mentre i primi colpi di turbolaser dell'incrociatore droide cominciano a fare a pezzi la stazione.
Usciamo dal portello accolti da un nugolo di rottami vaganti tra cui si muovono altri trasporti.

Dalla  postazione dei sensori la femmina zabrak ci segnala l'arrivo di due caccia droidi e la posizione delle altre navi e Kekeka, alquanto agitato, lancia urla all'umano per indirizzarlo ai cannoni.
Cerco di allontanarmi dai caccia affiancando la rotta di un cargo di civili in fuga, più grosso di noi, ed avrebbe funzionato se Keki, preso da nobili propositi, non avesse chiesto di difendere i civili sotto attacco.
Affrontare i 3 cannoni del caccia con questa carriola priva di scudi è una cosa che si avvicina molto al suicidio, ma non possiamo lasciar distruggere il cargo indifeso senza fare niente.
La sensazione di pericolo ci attanaglia tutti;  stiamo per dar battaglia quando l'accensione del sistema di iperguida sovraccarica il generatore togliendo potenza ai motori.
"Spegnilooo!!!" urlo alla zabrak a cui leggo, negli occhi, una certa ansia che la trattiene. Keki invece pensa bene di trasferire l'energia dalla torretta al motore, disattivandola proprio mentre l'umano cercava di sparare.

i pericolosi caccia droidi
Siamo spacciati! questa lucida consapevolezza mi ha dato il coraggio di tentare la follia: ho spinto i motori al massimo buttandomi in mezzo ai rottami e tagliando la rotta al cargo per nascondermi sotto di lui mentre il caccia ci sparava addosso. La fortuna è indubbiamente dalla nostra parte e sento scorrere in me una lucida tranquillità mentre con apparente facilità manovro questa cassapanca sfiorando tutti quegli ostacoli in movimento. In questo stato di consapevolezza percepisco chiaramente la presenza della femmina Zabrak alle mie spalle; e ne sono rasserenato.
Le continue grida di Keki, la cui frase più ricorrente è "schivalo!", quasi non le sento più ed il fatto che riusciamo a far saltare il caccia droide con pochi colpi ben piazzati mi sembra quasi normale.
Purtroppo l'ansia di fuggire si ripresenta ma mi meraviglio di me stesso quando cedo alle insistenze di Keki e della femmina Zabrak per andare a dar battaglia all'altro caccia, impegnato ad abbattere un altra navicella.
Ricordo ai miei improvvisati compagni che la nave è una carretta e che è già stata danneggiata da un colpo del primo caccia; gli ricordo anche che siamo stati molto ( e sottolineo il "molto") fortunati ad evitare sia gli ostacoli sia i colpi di cannone del primo caccia, ma è quasi con sollievo che decido di dar battaglia.
Provo il trucchetto di farci credere colpiti ma purtroppo non funziona; non ho voluto spegnere tutti i sistemi e malgrado la manovra di fluttuare come dei rottami sia riuscita bene il caccia droide non ci ignora e si butta su di noi.
Non avendo scudi ed essendo molto più lenti, l'unica possibilità per oscacolarlo è cercare di speronarlo sperando che il nostro scafo sia più robusto del suo; ci provo per ben due volte sotto lo sguardo fisso e terreo dei presenti ma il caccia è molto abile ad evitare la collisione e, dopo averci colpito due volte si appresta a darci il colpo di grazia quando un colpo millimetrico dell'umano gli centra lo scarico di potenza del generatore e lo fa esplodere come una supernova.
Tutta la tensione che keki aveva accumulato in questi pochi e concitati istanti si libera in grida di gioia e abbracci mentre io, visibilmente sollevato, mi allono a distanza giusta per fare il salto nell'iperspazio.


La rotta memorizzata ci porta verso un lontano sistema, Athega; nell'orlo esterno. Non ho ne tempo ne voglia di tentare di calcolare ed inserire un altra rotta; per dove poi? la guerra imperversa sulle colonie e quindi meglio uno sperduto sistema; e poi c'è da riparare (o ancor meglio cambiare) la nostra nave.

Speriamo solo che l'iperguida regga.

Nei 7 giorni di viaggio ho tutto il tempo di conoscere e familiarizzare con gli altri, oramai uniti dalla fortunosa fuga dall'attacco dei droidi.
La femmina Zabrak si chiama Zahir ed è circondata da un alone di mistero, con le sue carte della sorte e i suoi occhi scuri e profondi.
L'umano, ex militare, si chiama Nik ed è caloroso e simpatico; sicuramente un buon elemento. (ha anche battuto a scacchi lo Wookiee senza scomporsi)
Keki, lo conosco da poco, ma ho apprezzato la sua sincera fiducia e mi ha commosso quando ci ha abbracciato tutti dopo la battaglia. Ogni tanto ne combina qualcuna ma è impossibile non volergli bene; spero solo di non chiamarlo mai "cucciolo", potrebbe offendersi.

mercoledì 30 novembre 2011

Capitolo 3

Le notizie da me trovate sul sistema athega erano poche, frammentarie ed evidentemente scorrette perchè, non appena usciti dall'iperspazio ci troviamo di fronte ad un sistema con un sole, un paio di giganti gassosi ed un pianetino che sembra adatto alla vita; insomma tutto il contrario dei due ammassi rocciosi che mi aspettavo di trovare.


un rapido controllo alle coordinate spaziali mi basta per capire che non ci sono stati errori, questo è proprio il sistema di athega. Devo proprio ricordarmi di aggiornare le mappe astrali.
Mentre ci avviciniamo al pianeta i sensori ci dicono che non ci sono altre navi nello spazio prossimo e, purtroppo, non rilevano segni di città o astroporti su pianeta; nessuna trasmissione radio.
Stai a vedere che siamo finiti, con una vecchia carretta prossima alla distruzione, su uno dei pochi sistemi privi di tecnologia.
Qui, se non si riesce a riparare la nave potremmo restarci molto ma molto a lungo prima che un altra nave sbuchi da queste parti per portarci via. Ahi ahi.

Ostentando la mia consueta sicurezza mi preparo ad entrare in atmosfera sperando che l'attrito non ci vaporizzi tutti.

Keki, seduto al mio fianco, non emette un verso mentre la nave scricchiola avvolta dal calore generato dall'entrata in atmosfera; probabilmente, come me, invoca mentalmente tutti gli dei protettori che conosce.
Entrati in atmosfera Zahir comincia a scandagliare il pianeta con i sensori e con le comunicazioni individuando un paio di insediamenti e intercettando diverse comunicazioni di cui , però, non capisce nulla.
Inutile, è più forte di me; quando trovo qualcosa di codificato è quasi imperativo per me cercare di violarlo. Per questo fermo la nave a mezzo km di altitudine, lascio i comandi e mi dirigo al posto delle comunicazioni chiedendo a Zahir, senza molta diplomazia, di lasciarmi i comandi delle comunicazioni.
Proprio mentre Zahir si sta alzando dalla sua postazione la nave ha un brutto scossone e, pochi istanti dopo, un boato ci fa sobbalzare tutti. Un missile ci ha colpito! La nave è agli sgoccioli: un altro colpo e siamo spacciati. Corro ai comandi mentre Keki conduce la nave verso la collina: meglio essere più vicini possibile al suolo.
Siamo tutti inquieti; abbiamo indivuduato una piattaforma di atterraggio in mezzo agli alberi ma a Keki prudono i peli del naso (non è un buon segno) mentre Zahir sente che è li che dobbiamo andare: "le carte non mentono!".
Non ci sparano più e, con l'aiuto di keki interfaccio il mio datapad con la consolle delle comunicazioni così da poterlo usare senza lasciare il posto di guida.
Riesco ad ascoltare qualcosa di generico, comunicazioni interpersonali poi provo a lanciare, su frequenze diverse, un messaggio:
"May day, may day. Siamo stati colpiti! non siamo ostili e abbiamo bisogno di aiuto."
Dagli alberi, proprio dove i sensori ci avevano segnalato quello che sembrava essere una piattaforma, parte un razzo di segnalazione e, rotti gli indugi, scendiamo verso la piattaforma.
Intorno alla piattaforma non c'è nessuno, è circondata da un boschetto di piante ad alto fusto, simili ad acacie, i cui fiori producono un polline contenente tossine e il nostro atterraggio ha sollevato una nuvola che circonda la nave. Vediamo dei sistemi automatici lanciarazzi attaccati agli alberi; probabilmente si attivano con una delle frequenze che ho usato prima.
Mi rilasso e provo a pensare; non ho nessuna fretta di scendere dalla nave, nessuno ci spara più addosso e il boschetto è una buona protezione.

Facciamo il punto:
- speranze di trovare una nave per andarsene: molto scarse.
- speranze di guadagno economico: incerte.
- andarcene con questa nave è impossibile senza prima averla riparata.

Pare proprio che non ce ne andremo di qui per un pò, tanto vale cercare di ambientarsi.
Nik e Keki propongono di andare al villagio e Zahir si unisce; io sono ben contento. vadano pure, io resto a custodire la nave e a raccogliere informazioni.

E così, mentre loro si incamminano nel bosco (dopo aver indossato delle sudicie "maschere" che Keki ha prodotto riciclando un filtro dell'impianto ai aerazione della nave) mi attacco alla consolle delle comunicazioni e mi metto in ascolto.
Capisco quello che in parte immaginavo. Né segni della repubblica né segni dei separatisti. almeno per ora. Nemmeno compagnie commerciali o bancarie.

Scrivo una routine per avere il viva-voce e per continuare a scansire frequenze diverse periodicamente e poi comincio a prepararmi il terreno  ad un eventuale, disperato, tentativo di fuga.

Le mani mi sudano: il "quarto di droide" collegato all'iperguida non è riprogrammabile, dovrei provare a sostituire alcuni chip con altri programmati da me e contenenti una nuova rotta;
ma questo è così malridotto che temo mi si spezzi se solo penso ad estrarne un singolo chip;
e averceli poi chip così !
non li fabbricano più da almeno 10 anni. Se sono fortunato, ne trovo qualcuno smontando qualche pannello della nave........ ma se devo adattarne di nuovi mi serve un laboratorio.

Decido, per ora, di non toccare i controlli dell'iperguida; mi limiterò a calcolare una rotta verso un pianeta che abbia almeno uno spazioporto, dove poter trovare un pò di civiltà.
Mi sono appena collegato alle carte memorizzate nel computer della nave e un brivido lento mi scende lungo la schiena quando realizzo che questi dati non vengono aggiornati da parecchio tempo.
Dovrò tener conto dei movimenti di tutte le ombre di massa note, sperare che con ce ne siano di ignote e soprattutto non fare il minimo errore nei calcoli o ci ritroveremmo demolecolarizzati dentro qualche stella o buco nero o pianeta a piacere.
Dovrò mettercela tutta.
Un lungo respiro e di nuovo mi sento avvolgere e calmare da un senso di serenità, proprio mentre indugio sul pensiero che 3 tizi, pressoché sconosciuti, incontrati in circostanze fortuite, si fidano così tanto di me.
Sarà un lavoro lungo, dunque meglio cominciare.
Ricontrollo ogni calcolo sugli spostamenti almeno 3 volte, e credo di aver fatto tutto bene. speriamo.
Quando salvo la rotta sul mio datapad mi rendo conto che, mentre ero alle prese con i complicati calcoli relativi alla massa di una coppia di stelle pulsanti, Keki deve aver chiamato e detto qualcosa.....qualcosa come....ratti! sììì ha gridato proprio "ratti!" e forse c'è stato anche qualche colpo di blaster.
Chissà perché gli danno così fastidio i ratti ? uno grande e peloso come lui dovrebbe farli fuggire a rotta di collo.
Comunque per scrupolo li chiamo; solo per scoprire che stanno bene e che stanno arrivando al villaggio.

martedì 29 novembre 2011

Capitolo 4

Terminati i complicati calcoli della rotta comincio un accurato controllo dell'elettronica di bordo mentre il sistema di comunicazioni continua ad intercettare dialoghi a caso.
Dalle numerose conversazioni ascoltate intuisco che la società è organizzata in 3 gruppi: i contadini che coltivano e producono qualcosa chiamato "hula"; un tizio chiamato "il monco" che compra la loro "hula" e rivende loro attrezzi e tecnologia; un gruppo di mercenari piombato qui da chissà dove che pare si diverta a razziare quà e là.
Nel frattempo gli amici sono arrivati al villaggio. Villaggio ?...beh, se si può chiamare "villaggio" un ammasso disordinato di capanne edificate nel cratere creato dall'impatto di un astronave schiantatasi qualche centinaio di anni or sono.
Al centro del cratere il relitto di una coda di astronave è stato trasformato in una specie di palazzo metallico a 3 piani con una lastra di metallo sgangherata come tetto e delle rugginose ringhiere che proteggono due anelli, tipo balconi, che avvolgono la struttura.

Insisto al comlink con gli altri perché trovino dei pezzi di ricambio e mentre loro girano il villaggio fino ad arrivare poi alla residenza del monco, scopro che:
+ la "hula" è una resina prodotta da piante che i contadini coltivano e che il monco, un disgustoso hutt, consuma malgrado sembri del silicone puzzolente (così dicono gli altri); la "hula" è l'unico commercio attivo in questo villaggio.
+ c'è una grossa scarsità di metallo perché molte strutture sono in legno, come anche un paio di piattaforme nei pressi del villaggio che, naturalmente, i sensori non avevano segnalato. Chi mai cercherebbe delle piattaforme per astronavi di legno !

+ al villaggio c'è un bar dove i contadini si ritrovano e scambiano la "hula" con emissari del "monco". Non si usa moneta ma vige il  baratto.

+ un curioso personaggio compra e fonde rottami; è l'unico a produrre metallo.

+ i contadini pare non possiedano armi ad energia ma solo vetusti fucili a proiettile.

+ il monco deve probailmente procurarsi attrezzi e tecnologia su un altro pianeta, dunque deve avere una nave.

+ il monco dipende dai contadini per l'energia i quali però dipendono da lui per la tecnologia, mentre i razziatori dan fastidio ad entrambi.

+ il monco ha al suo comando un gruppo di soldati armati con armi ad energia.

+ il monco probabilmente non ha molti scrupoli perché propone a Zahir di scambiare il suo aiuto con una nostra incursione ai danni dei contadini.

+ il monco è molto permaloso.

Anche a me il monco non ha fatto una buona impressione;
primo perché non mi piacciono gli hutt e secondo perché non me la racconta giusta.
Che gli frega dei contadini? Lavorano per lui, lui ha il controllo dell'economia senza troppe tensioni sociali, non avrebbe nessun interesse a diventare il loro capo.
Io la storia dell'energia non me la bevo, può procurarsi un generatore per se con la stessa facilità con cui acquista le armi per i suoi scagnozzi. Lascia credere ai contadini di avere il controllo dell'energia solo per controllarli meglio.

Comunque non c'è stato il tempo di pensare a come sfruttare la situazione perché Zahir, dimostrandosi meno saggia di quanto credessi (uscendo dalla nave aveva detto: "nulla è come sembra" e in effetti è stata di parola; davvero sembrava un ottima negoziatrice), ha pensato bene di insultare il padrone di casa; forse credendo di poter uscire di li come niente fosse. Evidentemente non ha mai conosciuto uno hutt prima d'ora.

Risultato: Zahir e Kekeka prigionieri in casa del monco, ah, a proposito, non chiamatelo MAI "il monco", si offende molto; il suo nome è Kerat.

Io e NIk dobbiamo prendere in mano la situazione, per cui mi alzo con la nave e, rasentando gli alberi, atterro sulle piattaforme vicine al villaggio (mi rifiuto di chiamarlo, come invece fanno i contadini, "spazioporto").

Dobbiamo raccogliere abbastanza hula da pagarci la liberazione dei due ostaggi e quindi dobbiamo scendere a patti con chi la hula la produce: i contadini; costoro si rivelano molto più ragionevoli del monco ma anche loro vogliono il nostro aiuto, questa volta contro i razziatori.


Ci metto tutta la mia arte, quella con cui ho spesso ottenuto la fiducia di molte persone, la stessa che mi ha costretto a cambiare spesso nome e pianeta.
Ottenuta la loro fiducia, i contadini ci anticipano la hula per poter liberare gli amici prima di dover affrontare i razziatori, e così ci apprestiamo ad attendere il prossimo attacco.
Spero solo che i razziatori ci lascino almeno riposare perché sebbene il sole ancora non sia calato (qui si alternano 35 ore di luce e 35 ore di buio) io vorrei proprio dormire.

Avrei fatto meglio a tacere. Dopo poche ore di sonno veniamo svegliati bruscamente: una fattoria è sotto attacco!
Ci danno le coordinate e ci affidano due speeder: Io e NIk su quello davanti, Keki e Zahir sull'altro.


Io mi diverto come quand'ero ragazzino, filando a tutta velocità in mezzo alle piante, peccato però che Keki abbia fatto pilotare Zahir che, suo malgrado, conferma tutti i luoghi comuni sulle donne al volante: riesce a starmi dietro solo per pochi attimi prima di schiantarsi rovinosamente contro un grosso albero.
come direbbe lei dopo aver letto le carte: oggi non è giornata.

lunedì 28 novembre 2011

Capitolo 5

Fermiamo lo speeder al limitare di un bosco fitto che ci avrebbe comunque costretto a proseguire a piedi e ci voltiamo a vedere come stanno, poco dietro di noi, Zahir e Keki; li vedo rialzarsi senza gravi conseguenze poi lancio uno sguardo preoccupato verso il buio del bosco.
Non mi piace l'idea di andare a combattere;
Non mi piace muovermi al buio;
Non mi piace lasciare lo speeder;
Mi distolgono dalle mie preoccupazioni l'allarme dei miei amici e, subito dopo, l'esplosione di una granata, proprio vicino al mio speeder.

Non me lo faccio certo ripetere: mi butto a terra ed inizio a strisciare verso il bosco mentre sento grida, colpi di blaster e altre esplosioni. Se loro si nascondono non vedo perché non dovrei farlo io, e mentre cautamente mi sposto verso l'origine degli spari nella mia testa ronzano alternativamente ed ossessivamente due domande:
1) ci stavano aspettando. Qualcuno ci ha traditi ?
2) perché non sto semplicemente scappando a gambe levate?

Riesco a raggiungere gli alberi e ad avvicinarmi ad uno di quelli che sta sparando proprio in tempo per vederlo cadere sotto i precisi colpi del fucile di Nik. Continuo, nascondendomi, verso un altro e stavolta anch'io riesco a piazzare un bel colpo di blaster.
Finalmente la battaglia cessa e ci raduniamo per fare il punto.
Erano tre, due equipaggiati come soldati e uno strano tizio, che a colpi di vibroascia ha quasi ammazzato Keki e che è stato abbattuto da Zahir.
Recuperiamo le loro armi e un loro comlink e ci addentriamo nel bosco.
Mentre avanziamo con molta cautela mi ritrovo spesso ad osservare Zahir, la femmina zabrak dallo sguardo misterioso e Keki, l'imponente e forzuto Wookiee. Come è possibile che Zahir abbia abbattuto, senza farsi nemmeno un graffio, un individuo che è riuscito a stendere a colpi di vibroascia uno wookiee così grosso ?
Quei due non me la raccontano giusta.
Sicuramente lo wookiee lo avrà ridotto in fin di vita prima di cadere e a Zahir non è restato che finire il lavoro.
Sì, sì, non può che essere andata così !
o no?
c'è un alone di mistero che la circonda, forse non è così fragile come sembrerebbe.
Questi pensieri mi frullano per la testa mentre seguo Nik che avanza lungo il bosco; superiamo una zona minata indenni e ci avviciniamo all'insediamento sotto attacco quando mi viene un idea.
Esamino il comlink preso ai cadaveri e faccio del mio meglio per sembrare credibile: "Battaglia in corso. Servono due rinforzi." e chiudo; poi ci appostiamo per vedere se se la sono bevuta.

Stavo quasi per dubitare delle mie doti di ingannatore quando ecco sbucare due soldati che cadono belli belli nella nostra trappola; pochi secondi ed ecco due nemici in meno e due pistole in più.

Avanziamo fino al limitare del bosco e poi ci riprovo, questa volta sparandola grossa: "May Day, May Day. siamo sconfitti e c'è un blindato" e chiudo la comunicazione fracassando il comlink come se fosse stato colpito.
Questa non so se se la bevono ma io sono stato molto convincente. Vediamo.
Intanto ci accorgiamo che a poca distanza un razziatore, nascosto tra gli alberi, sta sparando ai contadini; ci avviciniamo quatti quatti e lo mettiamo a tacere per sempre, poi, frugandolo, mi viene l'ennesima idea folle: noto che il giubbetto che indossa ha sulla schiena una specie di segnale che credo serva ad evitare che si sparino tra di loro nel buio.
Stacco il segnale, chiedo a keki di fissarmelo sulla schiena, metto su un loro elmetto per camuffare la testa e spero che il buio faccia il resto.

Faccio appena in tempo a posizionarmi quando arriva il commando per affrontare il blindato. Io e Nik ci fronteggiamo, fingendo di spararci, ed io indietreggio per avvicinarmi a quelli che arrivano mentre Keki e Zahir aprono un altro fronte su un lato.
Mi avvicino quanto basta a due razziatori, mostrando sempre loro la schiena, poi con una granata ben piazzata li stendo tutti e due, poi vado verso il loro capo, che sta combattendo con Keki aiutato da altri due soldati. Siamo piazzati meglio e riusciamo a sconfiggerli ma anche questa volta Keki viene colpito mortalmente e Zahir ne esce senza un graffio.
hum.......
Ucciso il capo gli altri si arrendono e veniamo accolti da eroi dai poveri contadini sotto attacco.
Che bella sensazione.

domenica 27 novembre 2011

Capitolo 6

Cammino in mezzo a loro come in un sogno, sguardi di ammirazione, pacche sulle spalle, abbracci e strette di mano, mi sento un re. Dopo aver bevuto qualcosa vado a riposare e, prima di addormentarmi, rimetto insieme i pezzi del puzzle.

I due razziatori che si sono arresi sono poco più che ragazzini, indottrinati e non particolarmente svegli. Vengono da un accampamento che non contiene nulla di interessante per noi e non vogliono dirci dove si trova; se li rimandiamo indietro il loro capo, che si fa chiamare Mandalore, probabilmente li uccide per essersi arresi. In poche parole sono inutili e per questo li abbiamo affidati ai contadini.

Abbiamo saldato il debito coi contadini guadagnandoci la loro riconoscenza ma anche loro non hanno nulla che ci interessi.

L'unica possibilità di andarsene da qui resta ancora quella offertaci dal monco, ma io non ho nessuna intenzione di pagarne il prezzo.

Ci penseremo dopo.
ZZZZZZZZZZZZZZZZZZ....
Apro gli occhi che è ancora buio; già ! qui dura 32 ore. In giro c'è comunque gente indaffarata, alla debole luce di alcune torce.
Keki si sta lentamente riprendendo, grazie anche alle cure di Nik che ha dimostrato di saperci fare con le ferite da battaglia curando anche molti condatini feriti nello scontro.
Ecco un altro aspetto che mi coglie impreparato ma che non posso che apprezzare: questo lucido combattente, sempre sicuro e pronto alla battaglia chino a prestare amorevoli cure a tutti senza chiedere nemmeno un grazie.
Vado in giro a chiaccherare un po con tutti, mi gioco (e perdo) una pistola blaster ma riesco a sapere che una nave simile alla nostra dovrebbe essere atterrata sul pianeta qualche mese or sono. Questa è una buona pista e dovremmo seguirla andando al più presto al villaggio; tra poche ore il sole dovrebbe levarsi, c'è giusto il tempo di mangiare e bere qualcosa e poi farsi un pisolino.
Recuperiamo gli spider, mi tengo un paio di giubbetti e torniamo al villaggio dove veniamo accolti da eroi.  Passiamo diverse ore a dispensare sorrisi, accettare da bere e chiaccherare un pò con tutti e anche qui trovo conferma dell'avvistamento di una nave. Bene. Anche perché nessuno di loro l'ha più vista andarsene. Potrebbe essere tra le colline e, in effetti ,i sensori avevano registrato la presenza di metallo in alcuni punti delle alture che abbracciano il villaggio.
Si tratta solo di decidere se andare a cercarla a piedi o usando la nostra nave e, considerato lo stato pietoso in cui si trova, decidiamo per andare a piedi.

Prima di andarcene faccio un ultimo tentativo di cercare un accordo con il mo....oops, con Kerat ma anche stavolta non c'è possibilità. Non voglio, non devo, non posso fare quello che mi chiede; non sono un assassino.

I contadini ci portano con lo spider fino alla prima altura, dove hanno una postazione per ricevere segnali lumonosi dalle fattorie e poi ci incamminiamo lungo i crinali.
Keki si muove con sicurezza e sembra non temere le "grosse e pericolose creature" che secondo i contadini vivono da queste parti; in effetti troviamo alcune impronte preoccupanti, almeno per dimensione, nonché grossi rami spezzati e piantati con forza nel terreno, ciò nonostante proseguiamo indisturbati da una valle all'altra. In alcuni punti Keki pianta anche lui dei bastoni simili e, seguendolo senza far domande, riusciamo anche a vedere uno di questi bestioni, in lontananza, addormentato.

Sono quasi sfinito dalla camminata; Keki e Nik vanno come dei treni ma io non ci sono abituato e il cuore mi pulsa con violenza nelle tempie. Non riesco a pensare. Ad un tratto però troviamo tracce certe: pezzi di scafo a terra e segni inequivocabili nel terreno; qui ha sbattuto una trasporto qualche mese fa. Con ritrovate energie risaliamo il pendio, corriamo dall'altro lato e la vediamo là, piantata nel fianco della collina, quasi uguale alla nostra. Speriamo ci sia quello che ci serve.

Avvicinandoci ci accorgiamo che una barriera di energia la circonda, probabilmente ha gli scudi attivi.
Infatti, e sono scudi a particelle quindi non possiamo entrare !
Supponendo che ci sia qualcuno a bordo prendo il comlink e comincio a chiamare sulle frequenze principali "Root chiama trasporto; mi sentite ? passo"; ne provo parecchie ma nessuno risponde quando, all'improvviso, gli scudi si abbassano e la rampa si apre.
In cima alla rampa ci attende un vecchio strambo che dice di chiamarsi Jonash Sorensu. Sembra che lui e Nik siano entrati in contatto mentalmente, qualcosa che ha a che fare con la forza. boh.

Comunque è cordiale e ci fa salire a bordo. Guardo avidamente la nave:sembra che ci possano essere, funzionanti, i pezzi che ci servono. Non serve nemmeno parlarsi, mi basta incrociare lo sguardo di Keki per capire che, al più presto, ci penserà lui a controllare.
Per farla breve vorrei raccontare a Jonash che siamo finiti qui per necessità e che vogliamo andarcene ma non possiamo farlo perché la nostra nave ha bisogno di riparazioni; l'idea mia è proporgli di aggiustare la nostra nave con i pezzi della sua e, in cambio, andarcene insieme per poi dividere dopo aver venduto la nave.
Jonash però non mi da quasi il tempo di parlare e, dopo aver dato a Keki, con noncuranza, il permesso di frugare la nave a piacimento, ci racconta di essere una specie di veggente che ha fatto qualcosa di cui si è pentito.
Confesso che ero distratto dai pensieri delle riparazioni e non ho ben seguito gli strani discorsi del vecchio che parlavano della guerra, di archivi Jedi, di pianeti nascosti e della sua morte; Nik e Zahira però erano attenti e interessati, vuol dire che mi farò raccontare dopo.
Una cosa però mi ha colpito: ad un certo punto il vecchio si è zittito, cinereo; con una voce rotta dall'angoscia ha solo detto "è cominciata" prima di abbandonarsi allo schienale, sfinito, per qualche istante.

sabato 26 novembre 2011

Capitolo 7

Incrocio Keki che mi sorride: "ci sono i pezzi che ci servono", e comincia l'organizzazione:
 - questa nave non si può spostare.
 - inumano pensare di portare i pezzi a braccia fino al villaggio.
 - dobbiamo fare in fretta, sembra che Jonash attenda l'arrivo dei suoi carnefici.

decidiamo di dividerci, io e Nik andremo a prendere la nostra nave e cercheremo di atterrare qui vicino mentre Keki comincerà a smontare tutto quello che può servirci e Zahir cercherà di capire meglio chi è e cosa vuole il vecchio Jonash; prima però devo ripristinare le comunicazioni di questa nave per restare in contatto con loro.

Partiamo dopo un paio d'ore e il viaggio fino al villaggio si svolge senza contrattempi: ci spostiamo rapidi e silenziosi senza dare nell'occhio né disturbare le creature; ci chiamano via comlink un attimo prima di arrivare: è Keki che si raccomanda di portare con noi il "riparatutto" del villaggio; un ometto un pò schizzato, tremendamente miope ma abilissimo nelle riparazioni. Un incrocio tra "Bob the builder" e "Mr. Magoo".
I contadini ci forniscono tutto l'appoggio che possono darci ma veniamo rimproverati dal capo dei contadini per aver usato il comlink; secondo lui il monco potrebbe tentare qualcosa per impadronirsi della nostra nave e loro sanno con certezza che lui spia le comunicazioni.
Io però sono tranquillo su questo, ho codificato il nostro canale di comunicazione e credo di aver fatto un buon lavoro; piuttosto trovo molto più probabile che qualche contadino faccia la spia.
Staremo attenti.
Carichiamo sulla nostra nave il riparatutto, uno speeder a cui ho fissato una grossa cesta e partiamo verso le alture; in poco tempo siamo sul posto e riusciamo pure ad atterrare abbastanza vicino all'altra da non dover faticare troppo nel trasporto. Il lavoro che ci aspetta però è molto lungo ed abbiamo tutti bisogno di riposare.
Cominciamo di buona lena, aiutandoci a vicenda ma le cose non vanno come speriamo: pur essendo trasporti della stessa classe, sono di due generazioni diverse ed inoltre la nostra nave è stata più volte personalizzata; il lavoro di adattare i nuovi pezzi è più difficile elungo del previsto. Attacchiamo con l'iperguida e ci lavoriamo con grande impegno per tutto un  giorno ma quando è il momento di provarla non riusciamo a farla partire. Io e Keki cominciamo a beccarci "te l'avevo detto che quel giunto di potenza non era messo bene" - "il giunto funziona benissimo ! sei tu piuttosto che non sei capace di innestare una spina diritta." ... e così via per qualche tempo prima di andarcene a dormire, spossati, alle due estremità della nave.

Veniamo svegliati nel bel mezzo del sonno: Zahir ha percepito un pericolo. Mi metto ai sensori mentre gli altri si appostano appena fuori alla nave e, da una scansione termica, rilevo una grossa massa calda in avvicinamento; forse una di quelle grosse bestie che finora ci avevano lasciati tranquilli.
La bestia però è infuriata e si avvicina con intenzioni distruttive verso di noi; un paio di colpi di blaster non la fanno arretrare mentre Keki, accorgendosi che ha dei bracciali ai polsi e che sembrano causargli molto fastidio, non la attacca e mi grida via comlink di interferire con i bracciali. Comincio subito a codificare sulle principali frequenze mentre Keki, stoicamente, cerca di bloccare la bestia, senza peraltro grossi risultati e prendendosi anche un paio di legnate. Trovo la frequenza da disturbare prima che Keki si faccia troppo male e la bestia, libera e ferita, si allontana veloce verso la sua tana.

La bestia però non era sola; c'erano anche alcuni uomini che, quatti quatti si sono avvicinati e, adesso, cominciano a sparare ai miei amici giù di sotto. Dalla mia postazione mi accorgo che qualcuno trasmette sulla frequenza dei bracciali e, adesso, è facile fare una scansione con i sensori per capire dove si trova: sul costone della collina.
Sul costone della collina ?!
Salvo la scansione sui monitor interni e mi precipito alla torretta della nave. Li comincio a guardare bene tra i cespugli, mentre sento i colpi del fucile di Nik sotto di me.
Non appena intravedo uno di questi tra gli alberi una scarica di fuoco automatico dai cannoni della nave ripulisce il fianco della collina, scaraventando terra tutto intorno.
Vedo emergere dalla polvere uno di loro che si arrende e Keki, ruzzolato sotto la nave e piuttosto sconvolto: quei colpi erano caduti molto....molto vicino a lui. C'era un certo sarcasmo nei suoi ringraziamenti.
bah. l'importante è che adesso siamo tranquilli.

Come potevamo già sospettare erano uomini del monco e nessuno di noi ha rimpianti per quanto gli è capitato.
Mettiamo ai ferri il prigioniero e poi, dopo esserci riposati, riprediamo il lavoro e, questa volta, l'iperguida funziona.

Ora però ci aspetta la parte più lunga, più noiosa e più pericolosa: il cablaggio delle linee di distribuzione dell'energia.
- dobbiamo spegnere il generatore (e quindi senza sensori e torretta)
- dobbiamo smontare le paratie esterne
- non possiamo chiudere la nave

Malgrado il nostro impegno il lavoro è comunque lunghissimo e, dopo due cicli luce-buio non abbiamo ancora terminato; più della metà dei giunti sono stati sostituiti e ciò nonostante registriamo ancora parecchie perdite di potenza durante i test.

Questa volta è buio pesto quando Zahir, allarmata, ci avvisa di un nuovo pericolo; non posso usare la strumentazione della nave e quindi mi apposto sopra di essa e comincio a scrutare con il mio elettrobinocolo.
Passano alcuni minuti carichi di tensione; sotto sono appostati gli altri, con lo spider pronto ad illuminare l'area e nessuno di noi sembra vedere nulla quando, ad un tratto, cominciano a partire colpi, la luce si accende giusto per farci intravedere una sagoma che, lesta, con una raffica di colpi, colpisce la luce dello spider.
Keki scaglia una granata e Nik spazza l'area con il fucile ma il bastardo si muove veloce! e sembra vederci bene, lui, infatti sbuca vicino a Nik e lo colpisce al fianco; Nik però resiste e gli piomba addosso sparandogli a bruciapelo, probabilmente convinto di inchiodarlo li per terra; invece quello scatta su e come una volpe si lancia nel buio, scomparendo in un attimo ai nostri occhi.
Non allontanatevi!, grido agli altri, questo qui è pericoloso. davvero.

venerdì 25 novembre 2011

Capitolo 8

Il tizio si muove bene al buio e spara anche dannatamente bene; gli altri piazzano alcune torce per terra ma lui si tiene distante e spara.
Decido di giocare sul suo stesso terreno e, nascondendomi, scendo dalla nave e mi dirigo lungo il fianco della collina; malgrado l'elettrobinocolo non riesco ad individuarlo, solo alcuni movimenti tra i cespugli; si sposta in continuazione.
Sento i colpi a raffica di Nik e gli spari del cecchino, e anche grida: probabilmente Keki è stato colpito; io mi sposto cautamente e scandaglio in continuazione il buio chiedendomi cosa farei se mai dovessi vederlo;
con la pistola,
io,
da lontano,
di notte....
è ben difficile che riesca anche solo a prenderlo, figuriamoci fargli male.

Nik intanto spara una raffica a meno di 10 metri da me, là dove avevo visto un led, probabilmente di qualche apparato, che evidentemente ha visto anche lui; poi salta fuori e inizia a correre verso quel punto.
Evidentemente gli altri hanno deciso di dargli la caccia e il vedere Nik e Keki saltar fuori dalle casse e, quasi all'unisono, correre in avanti sparando mi ha scaldato il sangue.
Mi dirigo incontro a Nik, sempre facendo bene attenzione a non farmi vedere, speriamo che Nik riconosca la mia debole voce:
"pss. sono io, non sparare!"

Ci intendiamo con uno sguardo; io gli passo l'elettrobinocolo mentre lui si abbassa, poi io mi alzo e lui resta giù.
Con un brivido lungo la schiena inizio a correre verso il sicuro riparo delle casse più veloce che posso; se nel frattempo Keki spara, facile che lo inganniamo.
Ruzzolo al riparo mentre i suoi colpi mi sfiorano di pochissimo e prendo fiato; adesso tocca a Nik stanarlo, e lui ha un fucile pesante.
con il lanciagranate.
e sa usarli entrambi.


Zahir ha predisposto degli allarmi all'interno della nave, per non essere presi di sorpresa e Keki viene nuovamente colpito ma intanto lo tiene in tensione, sparando; io attendo paziente poi, spinto dalla mia curiosità, sbircio oltre le casse e....
B U M !
l'inconfondibile esplosione di una granata, lontano tra i cespugli squarcia la notte e nel bagliore vedo netta, per un istante, la sagoma del cecchino. Nik ha fatto un buon lavoro.
E adesso come la metti, caro il mio killer?
Adesso scappa, perché noi veniamo a prenderti.

Ci muoviamo in quattro, rapidi; Keki trova facilmente le tracce sul luogo dell'esplosione e le seguiamo.
Adesso anche lui, probabilmente, comincia ad aver paura. Trascorrono pochi ma interminabili minuti quando, ad un tratto, lui sbuca fuori all'improvviso cercando di pugnalare Zahir che, probabilmente sentiva l'odore della sua paura.
Ormai non mi meraviglia più vedere Zahir uscire indenne dagli attacchi più cruenti; lei lo schiva con apparente semplicità e, pochi istanti dopo il cecchino cade sotto i colpi incrociati di Nik e della mia pistola blaster.
Un umano, forse intravisto al villaggio dei contadini; non sappiamo nulla di lui e sembra non saperne molto nemmeno Bob (oramai chiamo così il riparatore del villaggio); peccato che lui non possa dirci molto dopo che Nik, per sicurezza, gli ha scaricato un colpo direttamente in faccia non appena gli si è avvicinato. Forse Nik temeva si rialzasse come la volta precedente.
Troviamo anche un altro apparato con un led simile a quello già visto e scopriamo che il tizio aveva un impianto cibernetico in testa; l'apparato è un rilevatore di movimento e questo risveglia il mio interesse; infatti, dopo esserci riposati, tornata la luce del sole, batto la zona con Keki per cercarne altri che rispondano alla stessa frequenza ricavata da quello intatto e, purtroppo, non ne trovo altri.
Ora però ho riprogammato il comlink dei razziatori per ricevere sulla frequenza dei rilevatori ed abbiamo quindi qualcosa di molto simile ad un sistema di allarme.

Riprendiamo a lavorare ma più il tempo passa più ci rendiamo conto delle enormi difficoltà che si hanno nel riassemblare una nave senza avere un cantiere astronavale a disposizione; ciò che una squadra di droidi riparatori fa in un officina attrezzata in meno di mezz'ora a noi richiede ore su ore.

i giorni e le notti si alternano più volte fino a quando tutti i sistemi primari e tutte le paratie esterne sono pronte e funzionanti.
FINALMENTE !
Tecnicamente la nave potrebbe partire, resta da decidere se attardarci per montare anche gli scudi e la navetta di salvataggio o partire subito.

Jonash, anche in questo caso fa il misterioso e dice e non dice: "stanno arrivando ma non è così immediato" e io non sono tranquillo; so che da questa scelta potrebbero dipendere la nostra vita.
Ci affidiamo al sesto senso di Zahir e decidiamo di montare gli scudi e, stavolta, forse, abbiamo sbagliato.
Anche per questo lavoro ci mettiamo più tempo del previsto, siamo nervosi. Il senso di pericolo ci circonda ma non sappiano cosa dobbiamo temere e poi quel Jonash, così silenzioso ed enigmatico; è così irritante.
Infatti, non facciamo in tempo a chiudere l'ultimo pannello che i sensori ci segnalano numerose radiazioni Cronau: due navi d'assalto della Repubblica sono appena sbucate dall'iperspazio.



Dalle navi appena sbucate nel cielo, si staccano parecchie navette da trasporto truppe che iniziano a scendere e Jonash, con una strana luce negli occhi, ci sprona:
"eccoli ! sono arrivati. Partite immediatamente se volete restare vivi."

giovedì 24 novembre 2011

Capitolo 9

Saliamo veloci sulla nave e decolliamo mentre alcune esplosioni in aria ci fanno capire che i nuovi arrivati non sono del tutto amichevoli. La rotta per lo spazioporto più vicino è già caricata nell'iperguida, basta arrivare indenni fuori dall'atmosfera e allontanarci a distanza di sicurezza per saltare nell'iperspazio.
Dovremmo anche passare al villaggio per lasciar giù Bob, ma qualcosa mi dice che anche per lui è meglio andarsene e dunque via, veloci, cercando di tenere a distanza le navi della repubblica.
Mentre mi allontano a tutta velocità dal pianeta Keki ci fa osservare, perplesso, che quelle non sono navi dei separatisti, che non abbiamo nulla da temere dall'esercito della Repubblica.
Io nemmeno gli rispondo; scruto con apprensione le schermate dei sensori manovrati da Zahir: quelle navi sono troppo vicine e si stanno alzando dei caccia, degli ala V, diretti verso di noi.

Maledizione a questo ferrovecchio! lento come la fame.
Dagli altoparlanti una fredda voce gracchia "In nome dell'Imperatore Palpatine, spegnete i motori e lasciatevi abbordare."

Due domande mi sorgono spontanee "Imperatore !? per fare un imperatore ci deve essere un impero. E da quando c'è un impero ?"
Non indugio troppo su questi pensieri perché oramai i caccia ci sono addosso; è ora di far vedere a questi signori cosa vuol dire pilotare schivando.
Mi spiace per Nik, che dal suo posto in torretta dubito che riesca ad inquadrare qualcuno abbastanza a lungo da premere il grilletto, ma la nave è appena stata riparata ed io non voglio certo farmela ammaccare di nuovo.
Tenetevi forte! urlo e poi comincio a piroettare nello spazio cercando di arrivare abbastanza distante per saltare nell'iperspazio.

I tre caccia ci sono addosso e i colpi di turbolaser fioccano intorno a noi; io però guardo preoccupato sul monitor la sagoma dell'incrociatore che ha preso velocita e si muove per intercettarci.
Un attimo di distrazione e SBANG, ci hanno colpiti. Gli scudi deflettori fanno il loro dovere e i danni sono modesti, ciò nonostante non posso fare a meno di pensare che se fossimo partiti senza montarli forse ora non saremmo in questa spiacevole situazione.
Maledizione ! L'incrociatore è a portata di tiro e noi siamo ancora troppo vicini al pianeta. Se ci colpisce un colpo di quelli siamo pulviscolo in meno di un nanosecondo.
Roteando come una trottola schivo due o tre bordate poi decido che è molto più rischioso restare che non tentare il salto da qui e, speranzoso, abbasso la leva per il salto in iperspazio e...
Nulla !
Come ? Perché ? ho personalmente verificato che l'iperguida fosse a posto ! Non è questo il momento di fare scherzi, dannata carriola. Portaci via di qui.

Gli attimi che seguono sono frenetici; mentre fuori piovono bordate di turbolaser con una occhio cerco di scansare i colpi e con l'altro guardo i comandi dell'iperguida per capire cosa sta succedendo.
Per fortuna mi ci vuole poco a capirlo: Jonash ! quel pezzo di materia organica ha bloccato l'iperguida configurandola in modo da accettare solo una delle destinazioni da lui caricate.

Un altro colpo arriva a segno, per fortuna è uno sparato dai caccia e anche stavolta i danni sono lievi.
Inserisco rapidamente le coordinate della prima destinazione inserita da Jonash che trovo, recitando mentalmente le peggiori contumelie che conosco al suo indirizzo.
Mi rendo conto di non essere lucido; questo scherzo proprio non me lo aspettavo e così non ricontrollo nemmeno i calcoli, non appena la rotta è caricata attivo l'iperguida e via, prima di essere vaporizzati.
Una volta nell'iperspazio vengo assalito da un dubbio terribile: non ho calcolato la massa di gravità del punto di partenza e non eravamo ancora abbastanza distanti dal pianeta per trascurarla. Ora però è tardi per preoccuparsi: incrocio le dita e decido di non dire niente agli altri che già stanno discutendo su Jonash e sul suo simpatico scherzetto.
Nei 3 giorni di viaggio subluce il tema dominante è Jonash e il suo incarico: trovare i suoi 3 compari e far si che il loro segreto non venga divulgato.
Io già non ero entusiasta di accontentarlo prima del suo ultimo scherzo ma ora sono troppo arrabbiato con lui; quell'idiota poteva dircelo chiaramente, avremmo avuto tutto il tempo di calcolarci la rotta giusta, invece no, ci ha lasciato attardarci invece di spronarci a partire e ha rischiato che le nostre vite finissero sotto le bordate dei turbolaser dell'incrociatore per i suoi giochetti  misteriosi da Jedi.
Altro che indovino; se davvero ha il dono della preveggenza perché non ci ha detto di partire prima, senza gli scudi ? perché non ha previsto che il suo scherzo ci avrebbe messo contro di lui ? è un buffone. e basta.
Ciò nonostante Zahir, dopo averci a lungo riflettuto continua a ripeterci che l'incarico è importante, che comunque siamo ancora vivi, che dobbiamo lasciar da parte ogni rancore e impegnarci per trovare i tre compari di Jonash.
Ed è proprio durante una delle sue filippiche che, improvvisamente, gli allarmi dell'iperguida iniziano a suonare; io e Keki ci precipitiamo in sala motori per vedere gli indicatori di prossimità schizzare al massimo e inquietanti lampi bluastri percorrere i motivatori. Possiamo solo pregare che reggano.
Poche ore dopo usciamo dall'iperspazio in prossimità del pianeta Assawoompet e, in quest'ultimo sforzo, l'iperguida cede.

mercoledì 23 novembre 2011

Capitolo 10

Usciamo dall'iperspazio in un sistema con un solo sole ed un unico pianeta e, dannazione, nessuna traccia tecnologica.
Metto la nave in orbita planetaria e per ore io e Zahir lavoriamo a sensori e comunicazioni.
Il pianeta è ricco d'acqua, con un atmosfera simile a quella terrestre, rileviamo molta vita animale e vegetale ma nessuna traccia di insediamenti né navi in orbita né comunicazioni; un solo, debole, segnale passivo rilevato ma nessuna indicazione a riguardo.
Quando keki viene a riferirci sullo stato della nave il mio morale scende sotto le scarpe e sento una vena di rabbia montare dentro di me.
Sembra che una maledizione mi abbia intrappolato: cercavo solamente un pianeta tranquillo dove poter campare, come ho sempre fatto, invece mi ritrovo proiettato in fughe rocambolesche che però non mi portano mai dove vorrei andare.
Per quanto mi sforzi sembra che io vada dove qualcuno ha deciso di trascinarmi e, in questo momento, comincio a temere Zahir e il mistero che la circonda; lei è l'unica che sembra trovarsi a suo agio, a vederci sempre una speranza di qualcosa di più grande....
la forza ? cos'è veramente questa forza ? un energia misteriosa o la voce di un essere superiore ?
E se Zahir......
ma no! cosa vado a pensare ?
torniamo alle cose concrete:
- l'iperguida deve essere sostituita, come temevo, i miei calcoli non erano perfetti e siamo passati troppo vicini ad un ammasso stellare che ci ha ionizzato e sovraccaricato i sistemi di iperguida.
- ci sono alcuni danni alle strutture esterne ma tutti i sistemi sono operativi.
-sembra che Bob sia in grado di costruire un iperguida se solo avesse componenti sufficienti.
Quest'ultima notizia mi apre un barlume di speranza: magari smontando uno o due dei nostri sistemi riusciamo a fare un salto iperspaziale;
ignoro il brivido lungo la schiena quando balena alla mia mente il pensiero "si, ma dove?" e scaccio le immagini di pianeti aridi e sperduti che seguono questo pensiero.
Entriamo in orbita.
La rotazione dura 20 ore standard, le terre emerse, continenti e isole, sono ricoperte da una ricca vegetazione, c'è abbondanza di acqua e l'atmosfera è tollerabile; ci sono evidenti tracce di vita animale sia negli oceani che sulla terraferma ma da alcune tracce geologiche e dall'orbita del pianeta deduciamo che l'inverno qui deve essere molto molto freddo.
Circumnavighiamo il pianeta alla ricerca di tracce di vita umana; se Jonash non ci ha fatto un altro bidone, almeno una persona qui dovrebbe esserci.
E in effetti qualcosa troviamo: una traccia di struttura metallica semisepolta da una collinetta di detriti e vegetazione  e, non troppo distante, una radura in cui si trova un rifugio, forse di tipo militare, di quelli in dotazione alla repubblica.
Apro diversi canali di comunicazione senza ottenere alcuna risposta e anche sorvolando a bassa quota la radura non scorgiamo nessuna traccia dello Jedi.
Mi accorgo che siamo tutti comunque tesi quando si tratta di decidere dove atterrare; nessuno vuole prendersi la responsabilità anche perché, con molta solennità, Zahir ci aveva annunciato che percepiva un grosso pericolo dalle parti della radura.
Di nuovo la rabbia e la paura insieme: ma io perché diamine sto andando a dar fastidio a uno Jedi ? pericoloso per giunta ?
Il problema di atterrare, in mezzo a una vasta e folta foresta, con alberi alti decine di metri mi riporta alle necessità contingenti; a colpi di turbolaser Nik libera una zona grande abbastanza per atterrarci badando bene a non lasciare tronchi abbastanza grandi da disturbare, poi, in coppia con Keki, si calano giù a pochi metri dal suolo e mi guidano per un atterraggio perfetto.
Una volta al suolo analizziamo la vegetazione; è molto strana: sembra che ogni albero sia specializzato nel estrarre e conservare una sostanza specifica, anzi, sembra che gli alberi siano in realtà un unico albero, con un unico apparato radicale.
Quando apprendo questo mi torna in mente lo sguardo mesto di Keki durante il disboscamento di Nik; aveva ragione lui a scusarsi; un unica, grande e antica creatura. Merita rispetto.
Rifletto su questo tema mentre mi gusto della carne fresca, da poco cacciata e ottimamente cucinata da Keki, poi ci riposiamo prima di affrontare una nuova giornata. Dove andiamo ? Collinetta o rifugio ?
Seguendo, quasi con sollievo, i suggerimenti di Zahir ci dirigiamo verso il rifugio, un paio di km. in quella direzione con la solita, spontanea formazione di marcia.
Ci muoviamo cauti, i sensi all'erta; ciò nonostante, a circa metà strada, un grosso bestione, evidentemente affamato, piomba giu da un albero proprio davanti a Keki che, senza quasi darci il tempo di reagire, sperimenta l'enorme forza e pericolosità del Gundark.



Mentre io lo aggiro, nascondendomi, per prenderlo alle spalle, il bestio ha già steso Keki e, probabilmente se ne sarebbe già andato con la sua cena se Nik non gli si fosse parato in mezzo.
Riesco ad avvicinarmi senza farmi vedere e gli piazzo un bel colpo alle spalle ma la bestia, già ferita dagli altri, blocca Nik sotto una spalla e inizia a scappare via.
Sento scorrere il sangue nella testa, le tempie mi pulsano, inizio a seguirla  sparandogli, ignorando Nik che riesce a liberarsi dalla sua stretta e ignorando la possibilità che si fermi e si liberi del moscerino alle sue spalle: una sua manata mi tramortirebbe in un solo colpo.
Che stupido sono stato; stava scappando, ho rischiato la mia vita inutilmente. Ripeto a me stesso questi pensieri razionali due o tre volte per tacitare lo strano appagamento che sentivo a livello dello stomaco.
Questo episodio ci rende comunque più veloci; due di queste bestie e saremmo presto concime per piante. Arriviamo alla radura e con cautela ci avvicinimo al rifugio.
sembra disabitato.
Zahir sente pericolo.
ssshhhhh...................
Io e Keki stiamo per entrare quando sentiamo le grida di Nik e Zahir, dall'altro lato della costruzione; Keki accorre e io lo seguo: un sarlacc, nascostro da un tappeto di foglie, ha tana propio di fianco alla baracca e i suoi tentacoli hanno avvinghiato i nostri amici.



A colpi di blaster li aiutiamo a liberarsi poi decido di lanciargli un detonatore termico; il botto è spettacolare ma ancora una volta Keki ha ragione: non solo non era necessario, visto che fuori portata dei tentacoli, non c'è pericolo, ma quel botto gli avrà fatto un graffio e quindi ho sprecato l'unico detonatore termico che possedevamo.
Non devo farmi travolgere dall'entusiasmo del combattimento: è un pessimo consigliere. Distacco, lucidità. Non fare sciocchezze inutili se vuoi restare vivo.

Entriamo nel rifugio; il senso di abbandono è evidente e, quando apriamo il comparto dei letti, la puzza ci fa capire che il suo abitante è morto da parecchio. C'è anche una postazione tecnologica con un rudimentale sensore ed apparati ancora debomente alimentati dai generatori di potenza oramai esausti.
Mi ci precipito e analizzando i dati sembra che sia arrivato qua un paio di anni or sono, con un guscio di salvataggio, poi abbandonato (probabilmente la collinetta poco distante in cui abbiamo rilevato qualcosa), si è stabilito qui per godere della protezione del sarlacc contro le bestie del posto. Le registrazioni terminano dopo pochi mesi, probabilmente non è sopravvissuto al primo inverno malgrado la sua dotazione.
Rimettiamo quanto ci può essere ancora utile nei contenitori originali e decidiamo di tornare alla nave. Ora sono molto più ottimista: forse il guscio ha un ipergiuda funzionante e forse potremmo andarcene con solo pochi giorni di lavoro. Questo sì che è un bel pensiero.

martedì 22 novembre 2011

Capitolo 11

Arriviamo alla nave senza grosse difficoltà; Bob ha già fatto qualche riparazione e, con il materiale preso al rifugio, finiamo di sistemare lo scafo esterno.
La notte passa tranquilla.
Il morale è così buono che con una pseudo-cerimonia diamo un nome alla nostra nave: Rust Storm, tempesta di ruggine. Efficace e gradevole al tempo stesso, poi decidiamo di cercare il guscio con i sensori della nave e cominciamo a sorvolare la foresta; purtoppo la particolare struttura vegetale di questa uni- foresta disturba molto i nostri sensori e non riusciamo a localizzarla con precisione. Bisogna calarsi.
Con la nave a poca distanza dalla cima degli alberi Keki, Zahir e Nik si calano, non senza disinvoltura e, per fortuna, il rumore della nave deve aver spaventato quelle bestie perché loro si accorgono ben presto di trovarsi in mezzo ad una specie di villaggio di queste creature, rozzi ripari realizzati tra i tronchi della foresta.
Per tener lontane le bestie salgo in torretta e sparo qualche colpo verso l'orizzonte, registro il rumore degli spari e lo ritrasmetto in loop, a tutto volume, all'esterno della nave. Forse infastidirò un pò i miei amici ma dovrebbe tener lontano ogni altra creatura.
Ci vogliono quasi due ore per trovare il guscio, smontare i motivatori e ritornare su ma stavolta tutto si svolge senza incidenti. Una volta a bordo Keki prende i motivatori ed inizia a trafficare sull'iperguida, ignorando completamente Bob che, nel frattempo aveva ricostruito non so bene che circuito.
Dove andare una volta pronti? Zahir è stata cristallina: bisogna concludere la missione affidatale da Jonash. Come ? non lo sa neanche lei, almeno così dice; si affida alla forza....mah...

Ricapitolando: mi stavo godendo i frutti delle mie doti di slicer su una stazione che, all'improvviso è stata attaccata da un incrociatore droide. La guerra dei cloni è arrivata fino a me. Cerco di scapparmene in un posto tranquillo per ricominciare e mi ritrovo in una storia pazzesca di mappe scomparse, di jedi nascosti, di imperi non meglio definiti e varie altre stramberie. Ho però incontrato delle persone particolari, speciali...non voglio né tradirle né abbandonarle però....devo capire bene i termini di questa missione; sono un giovane promettente ma senza nessuna intenzione di fare l'eroe; anzi ho già fatto una grossa sciocchezza ad inseguire il gundark; devo stare attento alla pelle, innanzitutto.

Un grido di Keki mi distoglie dai miei pensieri. Ho finito. Funziona.
In breve siamo tutti e quattro in cabina per decidere dove andare; la proposta mia e di Keki è di raggiungere un pianeta civilizzato con astro-cantieri dove rimettere a nuovo la nave per proseguire la missione, ma Zahir sa parlare al nostro cuore e risveglia in noi un senso di necessità e di urgenza che soffoca le nostre ragioni come d'incanto.
Si va verso la seconda destinazione indicataci da Jonash: il sistema Reikeeth.



Nei 6 giorni di viaggio iperspaziale rifletto molto sulla missione di Jonash: far sì che alcune coordinate astrali restino segrete; che qualcosa di scomparso dalle mappe degli archivi Jedi non possa essere ritrovato. Solo Jonash e altri 3 Jedi erano a conoscenza del segreto e Jonash, prima di morire, ci ha "chiesto" di trovare questi 3 Jedi e fare in modo che il segreto non venga rivelato.

Quando ho sentito tutta questa storia per la prima volta ho reagito dicendo che io non sono né un assassino né un folle e che non ho nessuna intenzione di dare la caccia a dei Jedi. Poi Zahir mi ha convinto che nemmeno lei vuole uccidere nessuno; che la forza ci guiderà per vie che a noi sembreranno misteriose; che siamo importanti per questo compito.
E in effetti il primo Jedi era già belle che stecchito di suo, portando con se ogni segreto lui conoscesse.

Usciamo dall'iperspazio per scoprire che, ancora una volta, le informazioni che avevamo sul sistema erano di molto sbagliate. Al centro del sistema una stella binaria che emette fortissime radiazioni rendendo sicuramente inospitali i numerosi pianeti, lune e asteroidi che affollano il sistema.


I sensori non rilevano nulla di insolito, nessuna traccia di civiltà; ma il sistema è grande e perciò cominciamo ad esplorarlo, cercando una traccia, una sola piccola traccia che ci porti al Jedi che cerchiamo.
Anche perché Keki ci ha appena informato che i "pensieri" di Jonash non sono finiti: pare che non riusciremo a riattivare l'iperguida senza qualcosa che, ci scommetto, non può che essere la spada laser del Jedi, come nel pianeta precedente. Evidentemente la sostituizione dei motivatori non è stata sufficiente a liberarci del suo sgradevole influsso.
Il sistema è grande e pieno di corpi celesti; la ricerca potrebbe essere lunga.
Sto quasi per mettermi a dormire una seconda volta quando Zahir riceve una comunicazione: è un segnale in chiaro, linguaggio standard delle comunicazioni militari della repubblica; sta trasmettendo alcune coordinate che coincidono con un punto della superficie di un piccolo planetoide con un orbita pericolosamente vicina alla stella binaria.
Incuriosito lascio la guida a Keki e vado alle comunicazioni e, dopo aver smanettato per un pò, riesco ad individuare anche una trasmissione, nascosta su frequenze multiple e variabili così da sembrare solo disturbi, sicuramente criptata. Mi ci metto sotto ma capisco che ci vorrebbero ore e ore, così mi concentro ad individuarne la sorgente: un droide sonda, seminascosto da asteroidi e che ha sicuramente segnalato la nostra presenza.
Non so se essere sollevato per la presenza di tecnologia funzionante o preoccupato per esserci fatti scoprire così facilmente.


Ci avviciniamo al punto segnalatoci, sfruttando la copertura di altri corpi celesti per limitare l'esposizione alle radiazioni della stella e ci accorgiamo che le coordinate corrispondono ad un punto, più o meno al centro della zona in ombra di un planetoide che, dopo averlo analizzato, si rivela piuttosto piccolo, nascosto, con un orbita molto vicina alla stella e con un periodo di rivoluzione molto lungo.
Avvicinandoci ancora di più vediamo una costruzione che mi riempie il cuore di gioia: una stazione spaziale, un astroporto; modesto e montato su una piattaforma mobile che lo mantiene sempre nella zona in ombra del pianeta. Finalmente un hangar in cui atterrare.
Ci danno il permesso di atterrare e, quando sbarchiamo, ci attendono alcuni umani e droidi. Keki non scende, l'odio che prova verso quei droidi da combattimento potrebbe scatenare un putiferio. Sbarchiamo io e Zahir e mentre alcuni droidi si occupano di rifornire la nave noi ci presentiamo a quello che, immediatamente, Zahir riconosce come lo Jedi che stavamo cercando: Jurga Foren.
Mi presento come Sam Arkaanda e sembra che questo posto sia opera sua, lui ne è il capo; non ha notizie recenti della guerra e non vuole avere contatti con il mondo esterno ma si dimostra affabile ed accogliente, decisamente più simpatico di quell'enigmatico Jonash.
Possiamo muoverci liberamente per la stazione, grazie ai pass che ci fornisce, solo però dopo aver completato un trattamento di decontaminazione che richiede circa 8 ore.
Mi reco nella stanza decontaminante e riesco a malapena a sonnecchiare ma è come se dai miei pensieri si levasse una nebbia; una coltre filata da Jonash e intessuta da Zahir per trascinarmi qui, probabilmente a sconvolgere, se non distruggere, la vita di quest'uomo che tanto gentile e tant'onesto pare.
E Keki, quel peloso ammasso di muscoli: un rissoso bulletto che però finisce sempre a prenderle, forse è il momento di separarsi, anche da Nik, sì anche da Nik. Non ho bisogno di loro. Non ho bisogno di nessuno.
Uscito dalla stanza di decontaminazione mi dirigo immediatamente all'alloggio che mi è stato assegnato, mi siedo al terminale e comincio a digitare.
Ho bisogno di sentirmi un pò a casa.

lunedì 21 novembre 2011

Capitolo 12

Smanetto un oretta circa, giusto il tempo di scaricarmi le mappe della stazione, almeno quelle pubbliche, ed impratichirmi un poco col sistema, poi vado nell'area ricreativa a cercare qualcuno con cui chiaccherare.
Qualche parola quà e là per scoprire che tutti qui, felici e contenti, tutti lavorano per il buon Jurga che ha un grande e buono e giusto progetto. Ma naturalmente quale sia questo progetto nessuno sa o vuole dirmelo.
In tutti i casi si mangia e si beve gratis, e quindi, per ora, godiamoci la situazione.
Al locale faccio amicizia con un programmatore della stazione; questa era una stazione della federazione dei separatisti, autosufficiente, per lo sviluppo e la produzione di droidi, di cui ce n'è un gran numero. Le macchine raccolgono il minerale e lo lavorano; gli umani (e già...purtroppo qui ci sono solo umani ed io spicco come una macchia di sugo su una tovaglia candida) invece sviluppano perlopiù software per i droidi.
Quando la stazione è stata sganciata in questo sistema, ci hanno trovato Jurga che, dopo aver parlato loro, li ha convinti a lavorare per lui.
Molto strano...
Che se ne fa lui di tutte queste macchine ?
Nel frattempo un fischio diffuso dagli altoparlanti annuncia che è ora di ritirarsi nei propri alloggi per la nanna; accompagno il tizio lungo i corridoi e, non appena mi si presenta l'occasione, fingo di inciampare in un droide di servizio e lo urto, fregandogli il suo pass, poi lo saluto amichevolmente e vado negli alloggi che ci sono stati assegnati.
Ci trovo solo Bob, da cui vengo a sapere che gli altri dormiranno sulla nave. bah...affari loro.
Io però non ho nessuna voglia di dormire e diverse domande mi ronzano nella mente:
-chi è Jurga ? Ovviamente è lui che ha il controllo della stazione ma che cosa sta facendo qui ?
Analizziamo la situazione:
mi trovo su una stazione spaziale...
lontano dalla guerra....
vitto e alloggio gratis....
il lavoro principale è quello di programmatore...

concludo che non ho assolutamente nessuna fretta di andarmene poi mi metto di nuovo al terminale, stavolta cercando di scoprire qualcosa di più.
Il sistema informatico è robusto, di tipo militare; ogni terminale è direttamente connesso con un server centrale che verifica non solo l'identità di chi accede ma anche il tipo di terminale e solo alcuni hanno la possibilità di avere privilegi di accesso elevati.
Riesco a scaricare la lista dei terminali presenti in stazione ed il livello cui sono autorizzati, così da poter cominciare a scalare privilegi piano piano; dopodiché cerco di riposarmi un poco.


Al mattino vengo svegliato da uno stuzzicante profumino: Bob ha ordinato una colazione in camera e sembra davvero deliziosa. Mi unisco a lui e, dopo aver mangiato di gusto, inizio a girare per la stazione: voglio andare a vedere quella stanza della sicurezza che c'è in fondo al corridoio centrale.
Di fianco alla porta due droidi di guardia.

                                        
Fingo scioltezza e provo ad avvicinarmi al terminale di accesso lì a fianco ma il più vicino dei due cigola: "accesso non autorizzato. allontanarsi immediatamente."
Mi piazzo allora poco distante e, con noncuranza tengo d'occhio la situazione: ad intervalli regolari di circa mezz'ora, da quella porta entrano ed escono le pattuglie di droidi che sorvegliano la stazione.
E in effetti ce ne sono parecchi di questi droidi da battaglia.
ummm......
chi controlla i droidi controlla la stazione
. rifletto tra me e me, e nel frattempo inizio a fantasticare.

Mentre sono ancora lì, vengo raggiunto da Zahir che, seguita da Keki e Nik, mi vede da lontano e richiama la mia attenzione; la prima reazione è ancora carca dei sospetti di ieri sera ma non appena incrocio il suo sguardo, preoccupato, l'astio quasi si dissolve e ci scambiamo quattro chiacchere. Vogliono trovarsi sulla nave per discutere di qualcosa, non vogliono essere ascoltati da altri e mi chiedono di esserci. Ci diamo appuntamento alla nave tra un paio d'ore, prima voglio tentare un esperimento.
Mi dirigo velocemente all'area lavorativa: alcune grosse stanze dove parecchi umani lavorano ai terminali disposti lungo le pareti. Voglio provare la tessera che quel programmatore chiaccherone ha smarrito ieri sera.
Faccio appena in tempo ad inserire la tessera nel terminale che subito arriva un droide di controllo che pretende di sapere chi ha usato una tessera non autorizzata.
Gli umani presenti additano subito me prima ancora che possa parlare, allora mi avvicino al droide e gli racconto di come, gironzolando lì vicino, abbia trovato a terra quella tessera e di come, credendola caduta, io l'abbia semplicemente rimessa a posto.
Quell'ammasso di bulloni e chip si limita a squadrarmi e mi chiede di seguirlo fino al centro di controllo. Attraverso così alcuni corridoi fino ad arrivare di fronte ad un umano, il responsabile del livello, il quale ascolta sia la mia convincente storia che le mie rimostranze per essere stato trattato come un volgare ladruncolo e poi mi lascia andare.
A questo punto ritorno nelle sale di programmazione, che sò corrispondere al livello 3 di privilegio e mi collego usando la mia carta identificativa.
Il sistema è ben protetto ma in poco meno di due ore, riesco a portare il mio pass al livello di autorizzazione 3, anche se i sistemi sono ancora sospettosi; adesso però è ora di andare; spengo il terminale e mi dirigo alla nave.
Gli altri sono già lì, e discutono. Zahir sembra avere fretta, Nik sta in disparte e osserva mentre Keki è chiaramente innervosito da tutti quei droidi da battaglia.
Racconto loro quello che so della situazione e delle mie intenzioni di penetrare, cautamente, il sistema della stazione ma quando dico che ci vorranno diversi giorni Zahir propone di procurarsi un pass di alto livello, magari da un ufficiale di comando.
Inizio a preoccuparmi...
le spiego del pass che avevo trovato e della rapidità con cui sia stato bloccato; ci scoprirebbero presto e poi ? combattere magari ? con tutti questi droidi e uno Jedi ? follia.
Zahir, serenamente, fa notare che si potrebbe far sì che il proprietario del pass non sia in condizione di denunciarne lo smarrimento.
.............sono preoccupato !
guardo gli altri....
ritornano i cattivi pensieri del giorno prima: Zahir ci sta manipolando ? e se fosse lei il vero pericolo ? dove mi vuol trascinare ?
Sembra che ne Keki ne Nik abbiano troppe obiezioni e così la affronto: e cosa vorresti fare ? rapire ? magari uccidere ? civili incolpevoli ? io non ci sto, se il piano è questo io non ci sto. Non ho nessuna fretta di andarmene, anzi...
Non decidiamo nulla, anzi, decidiamo di raccogliere altre informazioni, ciascuno per ciò che sa far meglio.
Sono sicuro che a Keki, l'idea di prendere noi il controllo dei droidi piace.
E visto che non abbiamo fretta, cerchiamo anche di spassarcela.
Vengo a sapere che i software realizzati dalla stazione vengano messi alla prova facendo combattere tra loro diversi tipi di droidi in un arena; ci sono parecchi combattimenti ogni giorno che attirano spettatori e scommesse (solo punti, niente denaro circolante qui. quello che c'è è tutto gratis) ma la cosa più bella è che esiste una sala di comando, accessibile al pubblico, dove puoi prendere il controllo di uno dei droidi in un combattimento; tu ti diverti e, se sei bravo, i programmatori possono analizzare nuove strategie per migliorare i loro software di controllo e combattimento.
Anche Zahir mostra il mio entusiasmo e così andiamo.
....è fantastico.....la più moderna tecnologia di interfaccia uomo macchina che abbia mai provato........entri in un cilindo che proietta attorno a te un ologramma dell'arena e controlli il droide semplicemente imitandone i movimenti.........una piattaforma a microsfere ti permette di correre più o meno velocemente senza muoverti di un millimetro.......basta toccare una delle olo-armi, sempre davanti a te, per sparare con quella.....
Scelgo il prototipo più pesantemente armato e mi butto nel combattimento ma riesco solo a stenderne uno prima di essere a mia volta fritto da un droide del mio stesso tipo. Chissà se è lei Zahir ?
Esco dalla combat room ripromettendomi di tornarci e, di buon umore, mi dirigo verso le sale di programmazione.
Al primo angolo incontro Jurga, che mi saluta e si informa se mi trovo bene.
è davvero una persona a modo: accogliente, premuroso, gentile e per nulla invadente. nessun accenno a quello sgradevole equivoco della mattina. Lo ascolto volentieri e gli racconto con naturalezza di me.
Le sue osservazioni e le sue proposte mi sembrano oltremodo ragionevoli.