La campagna appena iniziata è basata su Star Wars e quello che segue è il racconto fatto in prima persona dal personaggio che interpreto:
Nasco 24 anni or sono, sul pianeta Neimoidia; la mia famiglia si era da poco trasferita lì a causa di alcune calunnie circolate su mio padre nella città di Tayana, sul pianeta Duro.
Poverino, pensava che non l'avrebbero trovato su un pianeta sotto il controllo della federazione dei mercanti.
Non avevo ancora 6 anni quando sparì lasciando a mamma 4 bocche da sfamare, una casa in affitto ed uno spider.
In 9 anni mamma ha cambiato 7 pianeti e 11 lavori mentre io, che riuscivo bene a scuola, mi guadagnavo qualcosa aiutando i miei compagni durante gli esami.
Non ero uno sportivo e le ragazze non mi filavano; fu facile per lei, con qualche moina, convincermi a svelare il mio segreto ma non avrei mai creduto che potesse denunciarmi. La stupida! Le avevo mostrato il cavo che, di nascosto, ero riuscito a collegare al sistema dedicato ai docenti; mi bastava collegare il datapad e violare quei banali sistemi di cifratura per conoscere in anticipo i test e ritoccare qualche votazione per questo o quel cliente.
Le avrei fatto passare l'esame finale col massimo dei voti per un suo bacio. No! mi denunciò e mi avrebbero espulso se non fossi fuggito dopo aver fritto la memoria centrale del computer della scuola per vendicarmi.
Non dissi niente a mamma, aveva un buon lavoro e non volevo che lo lasciasse, ma giurai a me stesso che nessuna donna mi avrebbe mai più messo in questa condizione.
Quasi non ricordo più il mio vero nome, Ana Koonda; ho cambiato diversi pianeti, sfruttando le mie doti informatiche per vivere ed ho capito che un nome falso è un ottima cosa, soprattutto se devi andartene in fretta.
Per un pò tutto filava a meraviglia poi è scoppiata la guerra. Questa maledetta guerra.
Molte città e pianeti sono invivibili, le strade sono pericolose e si rischia sempre di battersi per un nonnulla; poi qualche mese fa ho incontrato Kekeka, uno Wookiee che si è dimostrato gentile e senza pregiudizi.
Io parlo la sua lingua e questo gli fa piacere mentre io mi sento molto ma molto più sicuro viaggiando al suo fianco.
Ed è proprio durante l'ultimo di questi viaggi che è successo tutto il casino che vi voglio raccontare.
Non ricordo nemmeno il nome di questa fetida stazione piena di centinaia e centinaia di cenciosi profughi; non c'è nemmeno un terminale bancario pubblico funzionante. Stavo pensando a come procuraci un buon imbarco quando l'attacco dei droidi è cominciato: caos, rumore, panico, gente che fugge; io e Keki ci stiamo dirigendo agli imbarchi quando, proprio nel nostro tunnel, piomba una navetta automatica che inizia a vomitare droidi.
Keki è un pò impulsivo e, invece di andarsene, ha cominciato a menare le mani; per fortuna è saltato fuori umano, che, dopo aver estratto dal suo lungo soprabito un fucile blaster, ha fatto piazza pulita dei droidi e della navetta.
La stazione però è ancora sotto attacco e molte navi hanno già lasciato gli imbarchi per cui ci mettiamo a correre, seguiti dall'umano e da una femmina Zabrak dallo sguardo magnetico.
C'è un grosso cargo pieno di profughi che evito, dirigendomi verso un hangar privato: meglio una nave piccola che possiamo dirigere dove vogliamo, tanto a quest'ora al suo proprietario non serve più.
Eccomi al lavoro sulla serratura dell'hangar, una serratura semplice; eppure le mani mi sudano e mi sembra di metterci un eternità, distratto dai colpi di blaster, dalle esplosioni e dalle urla di Keki che è corso dietro alla femmina zabrak fino all'imbarco del cargo.
Finalmente, grazie al mio prezioso kit, riesco ad aprire il portello dell'hangar e ci precipitiamo dentro verso la navetta e, spero, la fuga.
Poverino, pensava che non l'avrebbero trovato su un pianeta sotto il controllo della federazione dei mercanti.
Non avevo ancora 6 anni quando sparì lasciando a mamma 4 bocche da sfamare, una casa in affitto ed uno spider.
In 9 anni mamma ha cambiato 7 pianeti e 11 lavori mentre io, che riuscivo bene a scuola, mi guadagnavo qualcosa aiutando i miei compagni durante gli esami.
Non ero uno sportivo e le ragazze non mi filavano; fu facile per lei, con qualche moina, convincermi a svelare il mio segreto ma non avrei mai creduto che potesse denunciarmi. La stupida! Le avevo mostrato il cavo che, di nascosto, ero riuscito a collegare al sistema dedicato ai docenti; mi bastava collegare il datapad e violare quei banali sistemi di cifratura per conoscere in anticipo i test e ritoccare qualche votazione per questo o quel cliente.
Le avrei fatto passare l'esame finale col massimo dei voti per un suo bacio. No! mi denunciò e mi avrebbero espulso se non fossi fuggito dopo aver fritto la memoria centrale del computer della scuola per vendicarmi.
Non dissi niente a mamma, aveva un buon lavoro e non volevo che lo lasciasse, ma giurai a me stesso che nessuna donna mi avrebbe mai più messo in questa condizione.
Quasi non ricordo più il mio vero nome, Ana Koonda; ho cambiato diversi pianeti, sfruttando le mie doti informatiche per vivere ed ho capito che un nome falso è un ottima cosa, soprattutto se devi andartene in fretta.
Per un pò tutto filava a meraviglia poi è scoppiata la guerra. Questa maledetta guerra.
Molte città e pianeti sono invivibili, le strade sono pericolose e si rischia sempre di battersi per un nonnulla; poi qualche mese fa ho incontrato Kekeka, uno Wookiee che si è dimostrato gentile e senza pregiudizi.
Ed è proprio durante l'ultimo di questi viaggi che è successo tutto il casino che vi voglio raccontare.
Non ricordo nemmeno il nome di questa fetida stazione piena di centinaia e centinaia di cenciosi profughi; non c'è nemmeno un terminale bancario pubblico funzionante. Stavo pensando a come procuraci un buon imbarco quando l'attacco dei droidi è cominciato: caos, rumore, panico, gente che fugge; io e Keki ci stiamo dirigendo agli imbarchi quando, proprio nel nostro tunnel, piomba una navetta automatica che inizia a vomitare droidi.
Eccomi al lavoro sulla serratura dell'hangar, una serratura semplice; eppure le mani mi sudano e mi sembra di metterci un eternità, distratto dai colpi di blaster, dalle esplosioni e dalle urla di Keki che è corso dietro alla femmina zabrak fino all'imbarco del cargo.
Finalmente, grazie al mio prezioso kit, riesco ad aprire il portello dell'hangar e ci precipitiamo dentro verso la navetta e, spero, la fuga.
ah, dimenticavo...il mio nome è Root Amaat (per ora).